IMMANUEL CASTO "Malcostume"
(2022 )
Siamo fans del Casto Divo da così tanto tempo da poterci permettere un barlume di critica costruttiva senza rischiare di trovarcelo sottocasa pronto a far sfregio delle nostre carni con armi a lui care, partiamo da questo presupposto.
E abbiamo studiato in questi anni il suo lento passaggio dalla sguaiata ma divertentissima volgarità dei primi lavori musicali a questo recente ruolo, soprattutto social, di guru di una certa realtà. Provando quindi a fare il fustigatore della cosiddetta buoncostume, appunto, fino a questo "Malcostume". Dove la lussuria fine a sé stessa delle antiche "Tropicanal" e "Anal beat", già annacquata dai prodotti più recenti, diventa ancora meno immediata e più ricercata ("Wasabi shock"), ad esempio, o nel simpaticamente improbabile lento di "D!ck pic".
E se prima si voleva raccontare al mondo, con invereconda serietà, di come fosse bello dischiudere i propri orifizi tra i garriti dei gabbiani, adesso il messaggio è sempre e comunque quello di narrare ad una cultura altra, dalla sua, di come non ci sia niente di male nell'essere Immanuel Casto. Con la sottile ironia di "Almeno non è gay", o quella di "Piena".
Insomma, per quanto strano che sia, questo è album da ascoltare un po' più del solito, senza quel impatto diretto che, almeno un tempo, scandalizzava i non abituati ed esaltava gli adepti. Come se, appunto, il percorso sia ormai diventato quello di uno che vuole sempre più farsi sentire da chi non è per forza di cose partecipe del suo cerchio magico.
E allora forse la cosa più divertente è la finale "Cloruro di vinile", dove il Casto spiega, in pochi ma utili secondi, quale sia il senso, se ce ne sia uno, di fare un album nella viscida discografia del 2022. Allora il concetto è questo: meno da ballare come pazzi, forse un po' più da capire, ma abituati come eravamo alle meravigliose nefandezze di un tempo, forse in alcuni casi le recenti prove della sua dolce metà musicale, Romina Falconi, riescono a centrare il bersaglio con maggiore precisione (cercatevi "Magari muori").
Quindi, una transizione verso una maturità a modo suo, ma sempre maturità: a voi la scelta. Noi, pur non disdegnando l'attuale, preferivamo quello più svalvolato e, usando un termine a lui caro ma non carissimo, diverso. (Enrico Faggiano)