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ROSGOS  "Circles"
   (2022 )

Un album che ha voluto raggiungere il più nascosto meandro di noi stessi, ispirandosi per tale obiettivo all'Inferno Dantesco. ''Circles'', nuovo disco di RosGos dalla fortissima impronta alternative wave, è generato da una sorgente di stampo crepuscolare, intessuto del più penetrante dei suoni gotici e velato di una totale ancestralita'.

Nove i brani, tanti quanti sono i cerchi della prima cantica descritta da Alighieri, ed ognuno di questi esperimento di ricerca di una sonorità totale, figura di una fase del viaggio che intraprendiamo, un continuo eterno confronto con il peccato mortale analizzato con una sorta di viva e mordace anarchia.

Questo nuovo disco fa seguito al fortunato precedente album ''Lost in a Desert'', ma sarebbe un grosso sbaglio definirlo "una prosecuzione" dello stesso. Avvertiamo una profondità ben maggiore, quel sottile confine musicale tra il non potere passare ed il farlo, proprio come quando ci si trova a guardarsi dentro chiedendosi prima di tutto perché lo stiamo facendo e come ci si sentirà.

Ognuna delle nove tracce contiene un filo diretto con il contrappasso raccontato nella Commedia: l'incontinenza, la violenza, la frode, il vizio capitale, il limbo degli spiriti che vissero senza infamia e senza lode. ''Saremo degni di lode?'', canta in ''Limbo'' Maurizio Vaiani: il ritmo è già battente ma non ossessivo, lo toccheremo di volta in volta che l'anima avrà manifestato di aprire una delle porte del peccato, spiegarlo e narrarne il compimento avvenuto.

Se in ''Fraud'' la presa di coscienza è caratterizzata da una mediante (detta modale o caratteristica, è il terzo grado di una scala diatonica) che va a elevarsi a un livello altissimo sin dalle prime battute del synth, ''Lust'' è il brano della narrazione, quell'incessante accenno al trasgredire che ha in sé il grandioso, la chitarra che esplora oscuri orizzonti simili ad immense porte.

Si può anche pensare ad una visione premonitiva: ''Gluttony'' ha uno schema più classicheggiante, con chitarra che arpeggia un solo tema e la voce di RosGos che è meno divagante, più incisiva e tonica. Si entra con ''Greed'', quarta traccia dell'album, nella dimensione catartica, dal contemplativo si viaggerà alla volta dell'ossessivo, del tono più buio, ma qui c'è ancora lo spazio per una reminiscenza, prevale nuovamente l'elettronica ma la voce non è distorta, lo sarà in ''Wrath'' ed in ''Violence'', l'arrivo al Basso Inferno, la coscienza del peccato espressa da una musica che pervade, che incide.

Questo alternarsi di forza e divagante veduta è poi il motivo conduttore di tutto l' album: l'Inferno è il racconto delle visioni della vita che ognuno ha vissuto, con il suo picco, il suo crollo, un grande specchio ove potere ammirare ciò che ci sarà attraverso quadri di visione, ora diretta, ora più gotica. Il nostro parere è che si tratti di un lavoro di assoluta raffinatezza e di altrettanto importante valore musicale. (Leo Cotugno)