ROBERTO GALANTO "Welcome"
(2022 )
L'impatto è di quelli gentili, cortesi: ricevere il "benvenuto" per l'ascolto del nuovo disco dell'artista pugliese Roberto Galanto ti approccia con indubbia simpatia.
Il titolo "Welcome" già racchiude la discrezione d'accoglienza dei 12 piani... ops! brani che racchiude l'opera. Eh sì, il lapsus voluto testimonia come il Nostro abbia impostato storie e personaggi all'interno di un ipotetico palazzo: più che altro, la definirei una pagoda stratificata, nella quale ogni pianerottolo inscrive una narrazione a sé stante.
Infatti, il cantautore-crooner non ambisce a creare una sorta di concept-album, ma si guarda bene dal dare la singola individualità ad ogni episodio. E fa senz'altro bene alla causa, poiché ci consegna un tracciato ricco e fantasioso, di varia carineria uditiva che, alla fine, risulterà la soluzione migliore.
Leggerezza e semplicità non vanno viste come mediocrità ma come lodevole umiltà, che già caratterizza il reggaettino iniziale del singolo "Mai mia", efficace quanto gli altri due estratti "Tienimi" e "Le mani": nel primo, riecheggia un velato affetto jazzistico, nel quale il protagonista si è immerso negli ultimi anni, mentre nel secondo primeggia una stilosa delicatezza pop che accarezza in punta di mano.
Ma, quindi, il condominio descritto, è abitato solo da esseri umani? Macché! Il felino protagonista del gustoso swing di "Gomitoli" è uno spettacolo solo ad immaginarlo immerso a giocare, cosi come fa spesso Roberto nel sfoderare antitesi o paradossi come "...ed io ho la mamma vergine!" (similarmente a quello di Rino Gaetano "Mio fratello è figlio unico"), ma qui l'aria è favolistica, con narrato reggae e disincantato.
Poi, un trittico d'atti vengono cuciti nella lingua d'Albione, tanto per togliersi il dubbio della serie: "...metti che ilrisultato arrivi alle orecchie estere...". Quindi, sfilano "Soap", strizzando l'occhio a Neffa, la countryeggiante "Shadow", e la english version di "Mai mia" che, personalmente, non ritengo adatta per
affidargli la chiusura della tracklist. Piuttosto, avrei puntato sulla briosa semplicità di "Mississippi coffee morning", che ti si appiccica addosso stimolando istinti fischiettanti. Perché, dopo tutto, se ti ritrovi a cantare qualcosa con una tisana fumante in mano, significa che (volente o nolente) t'è piaciuto, t'è entrato alla chetichella senza malizia, ma con il gaudio di non prendersi sempre troppo sul serio.
Faremo sicuramente un torto all'ideologia di Roberto, sempre incentrata sulla sottile, ludica ironia che diverte e ristora. (Max Casali)