recensioni dischi
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LUPMORTHY  "Requiem for a tree"
   (2022 )

LupMorthy, moniker di Luca Recchia, è un artista milanese, musicista, compositore e insegnante. Dopo vent’anni da bassista in tour e in studio e collaborazioni con diverse formazioni attive nella scena indipendente italiana, l’artista ha deciso di dedicarsi interamente alla sua musica.

Nel primo scorcio di 2022, LupMorthy ha presentato il suo primo lavoro organico, intitolato “Requiem for a Tree” e suddiviso in cinque episodi, per una durata complessiva che si avvicina ai cinquanta minuti.

Per l’occasione, l’artista ha suonato basso elettrico, piano, mellotron, celesta, sintetizzatore e kalimba ed è stato affiancato da ospiti che hanno offerto il proprio prezioso contributo, con una strumentazione allargata anche al clarinetto, al violino, alle chitarre elettriche, alla drum machine, mentre Paolo Lucchi ha curato i sample elettronici in “Dust” and “Trees”.

Proprio il primo dei due brani apre il disco con suoni rarefatti, arricchiti da un timido flauto e dall’insistente ticchettare, sullo sfondo e fra le ombre, di un orologio, proponendo un tema che ricorrerà, seppur con un incedere più stratificato e lisergico, anche nella successiva “Mud”.

“Strings” seduce e ipnotizza, con il piano al centro del discorso. “Stones”, nelle sue educate dilatazioni in salsa ambient, serve ad aprire la strada a “Trees”, l’ultimo monumentale (quasi diciassette minuti) capitolo del disco: contemplativo, cinematografico e struggente, con le linee di basso a tracciare il confine tra la vita e la morte.

“Requiem for a Tree”, dedicato a un amico di infanzia di LupMorthy, è una piccola gemma in cinque movimenti, tutti strumentali, realizzati con perizia e dalla forte carica emotiva. (Piergiuseppe Lippolis)