ENRICO NASCIMBENI "Male di amare"
(2006 )
Enrico Nascimbeni è un grande. Non è mio amico, non prenderò dei soldi per questa recensione, ma è un grande, punto e basta. E non da oggi, badate bene. Pochi ricorderanno il suo album d'esordio, 'Maracaibo', targato addirittura 1978 (piuttosto si ricorda l'omonimo tormentone di Lu Colombo...), ancora meno si rammenteranno dello splendido 3° lavoro 'Hotel Costarica' dell'83, che occupa un posto più che privilegiato nella personale collezione di chi vi scrive (in formato cassetta, ahimè...). Sono passati 30 anni, mica bazzeccole, ed il cantautore Enrico Nascimbeni è ancora qui, con le sue splendide intuizioni e la sua magia-poesia che lo mette all'altezza dei migliori, dei più grandi. Anzi, vi dirò di più: pur adorando ancor oggi 'Hotel Costarica', devo ammettere che questo nuovo lavoro gli è addirittura superiore. E non immaginerete mai quanto possa costarmi scriverlo. Il nuovo album 'Male di amare' (il suo 6°), pubblicato da Molto Pop e distribuito da Self, è un concept. Un concept album sull'amore. Non va più di moda? E' più 'moderno' parlare d'altro, che ne so, di tecnologia? E chissenefrega. Citando lo stesso Nascimbeni (nel capolavoro 'Lo struzzo'): 'La gente non dice che fu un grande errore, che è passato di moda morire d'amore...". Sull’amore oramai si è scritto tutto, si è cantato di tutto. Ma questo non vuol dire che non si possa continuare a farlo, cercando ottiche diverse l’una dall’altra. Così nell’album di Enrico si passa dall’amore incancellabile per una donna perduta e per il mistero della vita (in 'Il cielo in un caffé') all’amore... per un cane in 'Tatù (c’è un posto)', sino ad arrivare all’amore-affetto nel ricordare un grande cantautore che non c’è più, Ivan Graziani, cantando la sua 'Lugano addio' con l'ausilio dell’amico Francesco Baccini. Poi c’e’ l’amore di una madre per il figlio morto in guerra ('La madre del soldato') ed il lucido quadro per il disamore per se stessi e l’incapacità di fermare l’attimo più bello (il già citato picco assoluto raggiunto ne 'Lo struzzo'). Di un altro amore, ancora, parla 'Il sarto di Barcellona', dove traspare la ricerca di un Dio non ancora trovato, ma forse incontrato da qualche parte, senza averlo riconosciuto. E poi uno sguardo al tempo che passa, navigando su una nave (reale o illusoria, simbolica?) che non ritornerà più, nell'apertura dell'album, la felicissima 'Siamo storie dentro le canzoni'. Nell’album, arrangiato e suonato dal musicista genovese Fabio Moretti (con lui esiste un connubio musicale arrivato ormai al terzo album), oltre al duetto con Francesco Baccini c'è un'altra collaborazione eccellente, con Mimma Foti nella canzone 'Stigmate'. Le atmosfere sono pop-rock, e testimoniano la spasmodica ricerca di Enrico della semplicita’ nel linguaggio, sia nei testi che nella musica. «Farsi capire da tutti - dice Enrico - non vuol dire essere banali. Ma aver raggiunto il mio scopo». Scopo che Nascimbeni raggiunge praticamente sempre, e nel modo migliore: lo testimoniano in coro i grandi artisti che si sono serviti, nel passato e nel presente, della sua arte in qualità di autore, da Roberto Vecchioni a Paola Turci, da Syria a Mango ed al già citato amico Francesco Baccini, sino ad arrivare a grandi per ogni latitudine come Suzanne Vega e addirittura il maestro Tom Waits. Certo, potete continuare ad evitare Enrico Nascimbeni, a fare finta di niente, potete nascondere la testa sotto la sabbia come lo struzzo della canzone più volte ricordata: ma ci rimetterete, e non poco. Credetemi. Scopritelo, e mi ringrazierete. No, scusate, ringrazierete lui. (Andrea Rossi)