recensioni dischi
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KEE AVIL  "Crease"
   (2022 )

In Crease, uscito per Constellation Records, l’avant-pop sperimentale e dalle sfumature post punk del progetto Kee Avil esplode con grande brillantezza in tutta la sua sincerità e in tutta la sua molteplicità. Tanti i generi attraversati, ampio lo spettro di emozioni toccate, numerose le fonti di ispirazione cui la giovane canadese, produttrice, compositrice e chitarrista Vicky Mettler, centro di gravità del gruppo, attinge.

La versatilità di Kee Avil e della sua mente, la multiforme Vicky Mettler, da tempo nota come chitarrista e compositrice nell’avant, nel noise e nell’improvvisazione rock sperimentale, percorre da cima a fondo il disco di debutto del progetto, Crease, un concentrato ambizioso e vertiginoso di musica raffinata e ricercata figlia di tante fonti di ispirazione. Da Marc Ribot a Fiona Apple, da Scott Walker a Grouper e Auterche, sembra non esserci sfumatura dello sperimentalismo cantautorale, elettronico e avant di cui Mettler non voglia fare tesoro nel suo viaggio.

Ogni canzone su Crease, infatti, è una scultura a sé, un monumento ben fatto e organizzato nei minimi dettagli, in perfetta sintonia con sé stesso e con ciò che gli sta intorno. Episodi intensi e avvolgenti come il pop lisergico e alienante di “I Too Bury” conducono in atmosfere polverose e galattiche e si interfacciano squisitamente con il minimalismo robotico di “Saf”, mentre la cinetica e tesa apertura di “See My Shadow” sembra prendere per mano l’ascoltatore e condurlo ai confini dell’universo. Lo sperimentalismo affiora qua e là nelle maniere più imprevedibili e sottili, che sia il distorto e dissonante tunnel che è “HHHH” o l’esperimento di musica concreta che è “Devil’s Sweet Tooth”.

In definitiva, Crease c’entra tutti gli obiettivi che si prefigge di raggiungere. È un percorso cupo e difficile quello che Vicky Mettler pone di fronte all’ascoltatore ma che, come un puzzle ampio e infido, ci invita a non perdere mai la concentrazione, a collegare con scrupolo e con pazienza ogni singolo pezzo dell’opera e a non rinunciare mai, dal primo all’ultimo secondo del disco, a cercare un senso anche quando esso sembra celato dietro enigmi decisamente oscuri. Giace tutta qui, in questo suo seducente e magnetico svelarsi, la sua carica magica. (Samuele Conficoni)