recensioni dischi
   torna all'elenco


NOALTER  "Come Dorothy nel vento"
   (2022 )

Esiste ancora una rabbia che possa esprimersi oggi con attitudine punk?

Credo che Noalter, alias Nicholas Balteo e Alice Pondrelli, dia una risposta assai convincente, sotto tutti i punti di vista.

Intanto l’estetica dell’album: uno stile che ben ricalca i suoni malati e disturbanti che identificano l’arte del rumore anarcoide per eccellenza e che ogni tanto emerge con orgoglio da quel che è rimasto degli anni ‘80. Un tappeto di suoni che fanno da puntello scricchiolante e minaccioso a liriche che la coppia di Brescia spara a caso come dardi nel gregge sociale che forze più o meno oscure manovrano a piacimento.

Poi l’elettronica, simbolo dell’attuale modernità e della sua decadenza, ma che riesce a dare al tutto un perché, uno stile che ricorda chi ha inventato qualcosa di simile ad Akron, nell’Ohio. La pandemia e le regole che sono state imposte di conseguenza, hanno con molta probabilità ispirato questo album, strutturato in base a domande che, come immagino, i nostri (come molti altri del resto) si sono fatti durante i periodi di limitazione sociale.

Una su tutte che fine ha fatto la cosiddetta “generazione X”, ossia quei giovani che negli anni ’90 volevano una società diversa, dove poter orientare un futuro, che allora poggiava su sogni poi svaniti, sciolti nel nulla. Una situazione che puntualmente si ripete, un loop comportamentale che ha intaccato più o meno tutte le generazioni dal secondo dopoguerra in poi. Ad un certo punto scatta la molla dell’omologazione e tutto casca come un castello di carte. È questo che in sostanza si domanda la band, cantando il disagio nell’appartenere ad una generazione nella quale in tanti non si riconoscono più, dove in troppi hanno perduto per sempre la parola d’ordine per accedere ad un mondo migliore.

Quindi, oltre le canzoni, i Noalter si sono inventati un droide elettromeccanico battezzato ironicamente Sam Punkrazio e che ha sostituito, a detta loro definitivamente, il batterista, elevando per quanto possibile la provocazione verso gli attuali agglomerati sociali, cercando probabilmente di sollecitare una reazione, un percettibile e dignitoso segno di vita, mai così urgente e necessario. La realtà come spesso succede, è più avanti dei pensieri e delle ipotesi, visto che al momento di questo scritto, stanno succedendo cose che dal 1945 ad oggi, nessuno avrebbe mai immaginato potessero succedere. Una conferma del fatto che, ancora una volta, inseguire le utopie è necessario. (Mauro Furlan)