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THE DIASONICS  "Origin of forms"
   (2022 )

“Origin of Forms” è l’opera prima dei moscoviti Diasonics. Pubblicato dalla label milanese Record Kicks, il disco presenta ciò che la stessa band russa chiama “hussar funk”, ovvero una commistione di generi che trae linfa dal funk e dal soul, ma che raccoglie influenze dall’Europa dell’Est e che filtra tutto attraverso ritmi hip hop, strumenti cinematici e infinite cascate di psichedelia.

“Origin of Forms”, nei suoi folli e ipnotici quaranta minuti, sembra il punto di incontro ideale fra realtà come Altın Gün, Khruangbin, Phoenician Drive, Calibro 35 e DJ Shadow.

Il viaggio è inaugurato da un groove funk orientaleggiante (“Almandine”) e si spegne con il soul liquido e lisergico di “Balance”, ma nel mezzo gli spunti sono notevoli in termini sia quantitativi che qualitativi: ci sono la psichedelia da Oriente di “Salmanazar”, l’atmosfera cinematografica un po’ retrò della coppia “Affair” – “Origin”, c’è il soul strumentale più limpido di “Kayana” e persino una parentesi dal retrogusto più trip hop (“Andromeda”).

Altrettanto a fuoco sono i brani che mancano all’appello, come “Gurami”, “Ink” e “Kite”, ma sono probabilmente “Deviants” e “Spiders” a svettare all’interno di un disco in cui convivono pacificamente un’anima festaiola e una più riflessiva.

Diasonics, ad oggi, è un nome da cerchiare di rosso per un paio di motivi: non soltanto è una delle opere prime più interessanti degli ultimi tempi, firmata da un quintetto giovane nato appena due anni fa, ma è anche uno dei dischi più belli di questo primo scorcio di 2022. (Piergiuseppe Lippolis)