recensioni dischi
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DEVISION  "Best of..."
   (2006 )

Esiste da ormai un ventennio, nelle comunità che amano il dark-pop elettronico, un dibattito che continua imperterrito: tra i Camouflage e i Devision, chi può essere maggiormente eletto come vice-Depeche Mode? Entrambe le band, infatti, oltre ad avere provenienza germanica in comune, devono essere cadute dal letto all’ascolto di “Black celebration” e “Music for the masses”, trovandoci la Bibbia, il Corano, il Mahabaratha, il Kamasutra, decidendo di seguirne le orme in modo quasi pedissequo. I Devision esistono ormai da una ventina d’anni, e con il tempo si sono creati un pubblico, tra gli amanti del genere, sia in Germania che fuori, pur non essendo facile trovare i loro prodotti se non ci si trova in un negozio tedesco. Il loro “Best of” arriva ad un punto in cui, forse, la band inizia ad avere un attimo di stanca, forse perché comunque il genere sembra sempre un po’ retrodatato, per chi non ha un synth nel cuore e uno nel cervello. Infatti, dopo i primi lavori degli anni ’90, quasi come i Maestri Gore e Gahan, anche loro hanno virato lentamente verso qualche chitarra in più, qualche momento intimo, e dopo “Never let me down again” nel loro DNA è entrata anche “Home”, tanto per restare in tema. Certo, ridurli a semplici Audio 2 della situazione è sbagliato, e il loro perché ce l’hanno: sentire “I regret”, “Foreigner”, “Heart shaped tumor”, “Strange affection” e la trascinante “Endlose traume” (tranquilli, per chi non mastica la lingua: si parla solo di sogni infiniti) per restare fermi davanti alle casse e farsi trascinare. Questo “Best of” è un ottimo propedeutico per chi vuole iniziare a conoscerli: non sarà facile trovarlo, ma per chi ama il genere è assolutamente imperdibile. (Enrico Faggiano)