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DPERD  "Monsters"
   (2022 )

Non c'è nulla di male se certi artisti, all'atto di esibire la loro musica, si trascinano le influenze sonore incamerate, a patto però che il tutto lo si attualizzi con innesti fantasiosi ed un work in progress che non deve mai calar la tensione autoriale.

Se da sette album a questa parte il duo siculo dei Dperd (Carlo Disimone e Valeria Buono) conferma tal volontà, riscuotendo sempre tanti applausi, un motivo ci sarà, no? Va bene l'amore ed i rimandi agli '80's, ma se l'ancoraggio a quell'epoca d'oro è tenace, il rischio di non progredire è altissimo, ma la coppia lo sa bene ed allestisce, in ogni nuova occasione, scenari appaganti, dall'approccio fuori dal coro e gagliardamente sperimentale.

Di sicuro non si risparmiano mai, visto che anche nel nuovo "Monsters" regna l'abbondanza di 15 brani umbratili, vibratili, velatamente pop, la cui formula attecchisce senza fatica. Non li analizzo dalla prima traccia ma segnalo subito la gemma del lotto: "No more no one", episodio che spruzza stilemi dark-jazzy tra Depeche Mode, Cure e virtù di tromba.

"Crumbs of life" sa invece di new-country, venato da una wave di base che ne costituisce il pilone reggente. In "The true evil" innesta la quarta la soave voce di Valeria, pienamente crogiolata nel suo ruolo d'incantevole sirena. Un tocco di morbide ballad come "They are nothing" e "In the crowd", ed ecco che poi i ragazzi riprendono a spargere semenze eleganti e stilose con i duetti di "How I can live" e "Monsters".

Oltre all'inglese, la coppia ricorre anche all'idioma di casa in tre episodi: "L'altra", "Nel tempo" e "Vuoto", nei quali la raffinatezza fin qui elargita conserva , parimenti, tutto il fascino e la melodia espressiva della Buono. "A good deed" sparecchia infine il desco con intensità evocativa e carezzevole.

Riassumendo: "Monsters" luccica di comprovata esperienza che, in un ventennio di carriera, attesta ancora il combo nell'elenco di quelle certezze discografiche che mai e poi mai tradirebbero l'ampia e fedele platea che li segue senza riserve. In tre parole: "Monsters" di bravura. Punto! (Max Casali)