recensioni dischi
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PAMELA Z  "Echolocation"
   (2022 )

Iniziamo bene il nuovo anno pandemico. Finalmente una artista che ha tutto di artistico: nome perfetto, sia per lei che per l'album (uscito per Freedom To Spend Records), sperimentalismo al punto giusto, senza dimenticare di inserirlo in una sorta di forma canzone-mantra contemporanea molto orecchiabile.

E artistici sono anche i messaggi dei piccoli testi, distribuiti qua e là, come messaggi subliminali o, se non siete romantici, come pubblicità in pillole. Slogan come "smettila di fingere" o "in un altro mondo, ero sposata" sono come spine che non entrano nel corpo dell'ascoltatore ma, al contrario, è come se Pamela le provi a tirare fuori dalle nostre orecchie, con le pinze. Fa male, ma ci proviamo anche gusto.

C'è anche una canzone, la traccia numero due, ''Two black rubber raincoats'' (''Due arcobaleni di gomma nera'', quest'anno tradurrò anche i titoli delle canzoni, sono fastidioso) che un po' stona perché usa una chitarra Ibanez facendo l'occhiolino a PJ Harvey, ma poi, dopo una manciata di secondi, ti viene voglia di cantarla, e quando te ne accorgi sei già alla terza traccia e la filosofia ''chissenefrega ci sta proprio bene'' prende il sopravvento. (Dr Matteo Preabianca)