FRANCO BATTIATO "Sulle corde di Aries"
(1973 )
Per alcuni il punto più alto della produzione di Battiato, e non solo intesa per il periodo sperimentale degli anni '70, "Sulle corde di Aries" fu il terzo album del Nostro, che non ancora 30enne iniziò a raccontare i suoi passaggi adolescenziali con immagini di alta suggestione ("Ogni tanto passava una nave... ogni tanto passava una nave", brividi: non li capite? Andate a sentire altro, caproni) e piccoli pensieri protorivoluzionari su generazioni che volevano nuovi valori.
Non è rock, non è pop, non è elettronica, non è progressive, non è psichedelia: è l'opera di un soggetto che, dopo ormai quasi 10 anni di carriera, aveva centrato il punto perfetto di quello che voleva fare, se non fosse stato per il fatto che, di tutto ciò, si sarebbe stancato ben presto.
Pochi testi, e forse anche per questo rimasti nell'immaginario collettivo dei suoi fans, con alcuni passaggi che mai sarebbero stati dimenticati nei decenni successivi quando, davanti a stadi e teatri pieni di nuove leve Abbattiate, lui, tra una Paloma e una Cura, non avrebbe avuto problemi a riproporre "Aria di rivoluzione", facendo esplodere chi lo amava al 100% e non solo per la sua versione commerciale.
Difficile definirlo il miglior album italiano in assoluto, perché è chiaro che la materia non è di facile fruizione. Ma, ragazzi, questa musica va bene per qualsiasi cosa: viaggi lisergici, orgasmi, preparazioni di crostate, ascolti in spiaggia, tutto. Provate, poi sappiatemi dire. Altrimenti, come detto, andate pure di trap: noi non perderemo niente, voi sì. (Enrico Faggiano)