recensioni dischi
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FRANCO BATTIATO  "Pollution"
   (1972 )

Meno elettronico e con passaggi anche di rock (dell'epoca), il Battiato di "Pollution" riuscė pure a vendere qualcosa, forte anche di forti campagne pubblicitarie che lo proponevano come soggetto di totale rottura - oltre che improbabile testimonial di divani - e quindi da prendere in considerazione, nel male se non nel bene.

Anche in questo caso si partiva da visioni di un futuro apocalittico, citando robe sparse qua e lā e andando a sublimare quella sua caratteristica dei testi al contrario: quanti al primo ascolto di "Areknames" avranno pensato, chissā, ad una qualche ode ad un faraone egizio, non notando che era poi un testo ribaltato?

Dopo questo delirio, Battiato si dava ad un mondo di Beta dove tutti erano in pace, per poi evidenziare la sua trasformazione in alga. Tutto regolare, se vogliamo, nelle anomalie del progressive dei primi anni '70.

Album rimasto nella storia, e primo del quale almeno una traccia (la giā citata "Areknames") č poi stata tramandata nei concerti che il Siciliano, anni dopo e con canali artistici del tutto impensati in quel momento, avrebbe fatto di fronte a platee che all'inizio si sognava. Imprescindibile. (Enrico Faggiano)