GIGI MARRAS "Gargarismi"
(2022 )
Stracolmo di idee e rigonfio di parole fino quasi al sovraccarico, “Gargarismi” – su label Storie Di Note/Egea Music - è il terzo album pubblicato dall’ingegnere sardo Gigi Marras, a tre anni da “Quando sarò più giovane” e a ben venti dal debutto di “Dio mi ha fatto non credente”.
Musicista e cantautore, ha collaborato per lungo tempo con l’indimenticato Andrea Parodi – la voce dei Tazenda – e si è messo in luce nel corso degli anni in svariate rassegne e progetti, dal Premio Bindi al Premio De Andrè, ottenendo riconoscimenti ed attestati di stima in un percorso artistico tanto anomalo quanto solido.
Penna raffinata e pungente alla ricerca ostinata del piacere che deriva dall’assemblare vocaboli con studiata ricercatezza, ricalca in “Gargarismi” la medesima struttura di “Quando sarò più giovane”: tredici brani veri e propri ed otto intermezzi di breve durata a fungere da raccordo segnano il perimetro di un disco intenso e ricco di spunti, sempre gradevole nel suo insistito spaziare tra mood differenti.
Talora spavaldo e sfrontato, altrove più meditativo e calibrato, oscilla tra divertita autoironia (“Non ho voglia di studiare”) e sincero sentimentalismo (“Senza preavviso”), mescolando suggestioni letterarie (“Inviti superflui”, tratto da un meraviglioso racconto di Dino Buzzati) e ficcante invettiva (“Una chitarra piccola piccola”), ogni volta adattando la verve linguistica al contesto del momento.
Sicuramente efficace quando spinge (“Onomastico”, quasi ai livelli del migliore Manuel Bongiorni) rispetto agli episodi in cui predilige un approccio più lineare (“Cantando”), conserva intatta per cinquantaquattro minuti una vena creativa che ben di rado si arena in qualche piccola inessenzialità, dettaglio comunque trascurabile dato il format prescelto.
Tra calembour e divertissement a prevalere è una generale godibilità del prodotto, sempre accattivante quanto basta a tenere desta l’attenzione e solleticare l’intelletto, strappando qualche sorriso (“Ettolitri di zenzero”) o innescando cupe riflessioni miste a malinconia (“Ultimi attimi di libertà”, toccante rievocazione del bombardamento che rase al suolo Cagliari nel ’43), senza mai smarrire la perspicacia che ne caratterizza la brillante scrittura. (Manuel Maverna)