recensioni dischi
   torna all'elenco


KA BAIRD & PEKKA AIRAKSINEN  "Frkwys vol. 17 - Hungry shells"
   (2022 )

“Meno successo hai, più tempo hai per sviluppare le cose”. Questo profondissimo pensiero è di Pekka Airaksinen, ed è il miglior modo per iniziare a parlare di “Frkwys vol. 17 – Hungry Shells”, appena uscito per RVNG Intrl. Records. Airaksinen non è più con noi dal 2019. Vale la pena raccontare il suo percorso, perché può essere d'esempio per chi legge, ma anche per capire che musica abbiamo di fronte.

Il musicista finlandese, nato nel '45, esordì negli anni '60 col suo primo gruppo avant-garde, free jazz, psichedelico e molto noise, dal nome inequivocabile The Sperm. Dopo quest'esperienza giovanile, nel 1972 il gruppo si scioglie, e Pekka abbandona la musica, scoprendo il buddismo. Si appassiona all'arte tibetana, tanto da aprire in Finlandia il Tibet Art Center. A metà anni '80 ritorna alla musica, con una consapevolezza maggiore rispetto al passato, ma con un approccio simile alla musica, tanto ipnotico e psichedelico quanto free jazz. E utilizza in modo assiduo la novità dell'epoca, la drum machine 808 della Roland. Negli anni '90 fonda un'etichetta che diffonde musica new age, ambient, house, jazz e di improvvisazione. Mi fermo qui, per lasciarvi esplorare autonomamente i suoi lavori, rintracciabili su YouTube.

Ka Baird invece è una sound designer, compositrice, performer e polistrumentista newyorchese; il suo debutto discografico è datato 2017, ma si possono vedere anche sue performance live precedenti. Importante per lei è il dialogo tra musica e luce, immagine. Abile pianista, ma anche flautista e tanto altro, nell'incontro con Airaksinen non poteva che accadere qualcosa di sorprendente.

All'avvio di “Frkyws vol. 17 – Hungry Shells”, siamo pervasi da un vapore come di treno, ma sintetico, e poi raggiunti da note riecheggianti di pianoforte, dissonanti e dall'andamento aleatorio. La voce di Baird sospira il testo, che gira attorno al tema del titolo: “Big stone small stone”. In “Syzygy (for Pekka)”, come in un tributo alla firma dell'artista finlandese, ecco ritornare la 808, sulla quale saltano impazziti la voce e il flauto di Ka Baird. In “Parallax”, anche se la texture elettronica è fittissima, quando compare la voce, essa si prende tutta l'attenzione, per quanto sia perturbante con il suo staccato.

“Grey body” può sfoggiare l'aggettivo “lynchano”, fra drone music fatta di bordoni d'aria, un loop di un vociare incomprensibile in lontananza, e una voce parlante dissociate dal contesto. La voce di Ka ripete frasi come mantra in “Roseclouds”, sostenuta da un impulso basso acidissimo. “Variable stars” è costituita da un suono che si muove avanti e indietro nella sua forma d'onda, senza pausa, condito dalle voci della performer, che ormai abbiamo capito essere elemento costante, come il prezzemolo.

E per finire, la tappa conclusiva è la più impervia, “Hungry shells”. Tra fischi acutissimi che fanno stringere i denti, il trip è costellato di reverse, ma anche di quei bass drops tanto amati dai più giovini, fino a giungere a una colonna sonora ottima per una situazione di solitudine, in un deserto arido, non di sabbia ma di terreno crepato dalla siccità. E qui, siamo per l'ultima volta raggiunti dalla voce narrante, che si fa descrittiva.

L'intenzione meditativa e al contempo psichedelica di quest'album, di per sé lo rende un viaggio mentale affascinante. Ma, vista l'irripetibile sinergia funzionante tra i due artisti, tale circostanza rende “Frkwys vol. 17 – Hungry shells” qualcosa di più: una sorta di testimonianza del passaggio di staffetta, da Pekka Airaksinen a Ka Baird. Un congedo discreto e profondamente mistico per il primo, e una fonte di ispirazione e creazione compiuta, per la seconda. (Gilberto Ongaro)