SALE "Un eterno inutile presente"
(2021 )
Dopo l'ottimo esordio de "L'innocenza dentro me", il cantautore romano Eugenio Saletti, in arte Sale, torna con "Un eterno inutile presente", secondo album che attinge alla canzone d'autore italiana cui si accompagna la grande passione per il rock d'autore inglese, unito a sua volta a sonorità elettroniche che evolvono una impostazione ricca di originalità. In tutte e dieci le tracce di questo lavoro vengono raccontate non soltanto le incertezze, ma la voglia di un cambiamento radicale, profondo, visibile e palpabile.
Perché l'uomo, a sua insaputa, si sta scoprendo più vecchio giorno per giorno, "in un mondo che non sa di niente, dove abbiamo cose strane da dirci e non riusciamo a parlare", canta l'artista nel brano che dà il titolo all'album: non si può fermarsi a contemplare ma si deve mutare, rendendoci per primi conto di persona che tutto ciò è possibile se non si indugia, se si riflette e si inizia a vivere "senza riuscire a non riuscire di parlare ed ascoltare".
Anche questo "Un eterno inutile presente" è figlio della meditazione che in noi ha generato la pandemia, ma non solo, ne avvertiamo il bisogno del confidarsi con coraggio e del confidare apertamente. L'avvio più elettronico di "Aspettando l'arrivo di un'altra canzone" lo suscita sin dai primi versi: "Seduto ad aspettare qualcosa che forse arriverà, un treno ad alta velocità, qualcosa che mi passerà davanti". Quella necessità che ora è quasi angoscia, "seduto ad ascoltare, provando ad ascoltare, senza stupore". Cercando di cantare ed emozionarsi come un bambino, e cercando di aspettare l'arrivo di un'altra canzone, annunciatrice di rinascita".
In tutta la tracklist del disco, il volto di Sale è insensibile a quello che lo circonda e incapace di sentire il gusto delle cose: il manifesto di ''Deja vu'', dove il già visto diventerà ponte di un mondo possibile. E dove non sarà più utopia provare a respirare.
Ma perché l'uomo vive in un eterno presente? La risposta è in questo stesso ultimo introspettivo brano, perché non abbiamo quasi più memoria del passato e non riusciamo ad immaginare un futuro, ci dice ''Deja vu''.
Nei nove motivi che compongono l'album ritornano tutti i musicisti che da anni affiancano Sale in studio e nei concerti, iniziando dal potente basso di Martina Bertini e la batteria di Filippo Schinina', il pianoforte e le tastiere ispirate di Seby Burgioal, la violinista Erica Scheri e la violoncellista Giovanna Famulari. Sale nella sua breve ma già intensissima carriera è stato nel quintetto dei finalisti della Targa Tenco 2020 con "L'innocenza dentro me", che oltre al Lazio Sound nello scorso anno si è anche aggiudicato il Premio Fabrizio De André ed è stato finalista al Premio Bindi. (Leo Cotugno)