FALE CURTE "Muiart"
(2021 )
Con il tempo mi son fatto l’opinione che, grazie ai grandi Gang e prima ancora indirettamente ai Clash, il combat folk italiano abbia assunto importanza culturale e politica di notevole spessore.
I friulani Fale Curte sono nati agli inizi degli anni ’90 capitanati da un noto cantautore, Lino Straulino, e fin da subito si son fatti notare per le musiche dallo stile fortemente contaminato, tanto da risultare un originale crossover. Inoltre, anche i testi in lingua friulana non sono passati inosservati, riscuotendo un discreto interesse.
Purtroppo il progetto si arenò nel ’96, ma vent’anni dopo, a furor di ex componenti, la band ha ripreso l’attività, riscoprendo il vecchio repertorio ma affidandosi contemporaneamente a Straulino per le nuove composizioni, che han preso corpo nel recente periodo pandemico fino ad arrivare a ‘Muiart’.
Forte delle sue capacità di cantastorie, Strulino ha pensato bene di amalgamare il sound della band attorno a undici brani, dando origine ad un’originale rock dalle forti influenze folk, anche se la libertà intellettuale non ha impedito di toccare altre forme musicali come il jazz.
Di fatto la band regala ai potenziali ascoltatori i colori della fonetica di una lingua antica e bella come il friulano. Il termine ‘Combat’ che han lasciato in eredità i Clash, con il passar del tempo è diventata sempre più una condizione che fa emergere chi è o si sente minoranza, oppure una presa di posizione in funzione di un’idea importante, oltre a diventare uno stile musicale trasversale. E per essere ‘folk’, è necessario appartenere non ad una elitè ma fieramente alla gente, senza paura alcuna.
Nel caso dei Fale Curte, in gioco c’è anche il mantenere in vita la lingua friulana. È questo che scorgo dopo l’ascolto di ‘Muiart’, che tradotto vuol dire ‘giovane inesperto’, o meglio ‘pivello’: una raccolta di undici piacevolissime canzoni, divertenti ma anche malinconiche e che colpiscono al cuore.
È da ammettere che non era facile un’operazione del genere, ma lo spessore di musicisti veramente all’altezza, ha reso ‘Muiart’ un’opera importante, che dovrebbe essere conosciuta e supportata, soprattutto da chi si ritiene appassionato di musica. E da questo punto di vista, qualche buon amico non si è fatto attendere, collaborando per dar corpo a queste musiche, come il genovese Marco Spiccio, che si fa notare in un paio di brani al pianoforte e all’organo.
Credere in questi progetti fa bene non solo ad una lingua, ad una terra come il Friuli, ma alla musica italiana tutta. In gioco ci sono le sue radici. (Mauro Furlan)