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CEMENTO ATLANTICO  "Rotte interrotte"
   (2021 )

Vi manca viaggiare? Siete stanchi delle varie quarantene? Il dj Alessandro Zoffoli, qui sotto il nome Cemento Atlantico, vi farà sbavare dall'invidia, per la quantità di viaggi ed esperienze che ha fatto negli anni. In “Rotte interrotte”, uscito per Bronson Recordings, Cemento Atlantico valorizza tutto il bagaglio di suoni che ha raccolto, in una sorta di world music priva fortunatamente dell'approccio commerciale, che questo genere aveva preso negli anni di massima diffusione. Sì, c'è un sentore chillout, ma non quello da vasca da bagno borghese. Qui c'è una sana curiosità e rispetto per le culture incontrate, raccontate da un imprescindibile punto di vista personale e biografico.

Il suo viaggio inizia con l'incrocio più impensabile, di Marocco e Bulgaria. A Marrakesh, ci racconta, ha sentito un liuto suonare per strada, su una scala tipica, ma poco più in là c'era un coro femminile bulgaro che faceva le prove a porte aperte. L'insolita commistione ha dato vita a “Umm Bulgares”.

Ci si sposta in Vietnam con “Trung Sisters”, un trip hop con field recordings preso dagli spettacoli delle marionette galleggianti. Ma “Amazonienne” mostra anche l'intento socialmente impegnato di Cemento Atlantico, nell'evidenziare in una zona dell'Amazzonia, il disboscamento di fine '800 attuato dall'ingegnere Eiffel. Sì, proprio quello della Torre.

Si torna in oriente, e per la precisione in Cambogia, con “Beat 'em Bang”, con un loop di treno della stazione centrale di Phnom Penh, e musica di un film cambogiano. Mentre il ping pong geografico continua tornando in occidente, con “El Congreso de Los Fantasmas” in Colombia. Nel deserto del Tataoca, ci sono delle grandi pietre dalle forme antropomorfe. Da qui l'idea di creare una musica western, con chitarra riverberata e armoniche a bocca moltiplicate. Ovviamente sempre su un tappeto di percussioni sintetiche, che fanno da collante a questo viaggio mondiale.

“Blade Runner Zero” ci porta in India, ad assistere ad un rituale con il fuoco, il Maha Aarti, presso la regione del Pushkar, ascoltando i mantra cantati, mentre le percussioni provengono dall'Afghanistan. Cemento Atlantico poi, omaggia il popolo guatemalteco dei Garìfuna, con il brano “Black'n'Red”, mescolando cori di una chiesa evangelica locale, con le percussioni della parata del loro giorno di festa nazionale.

Si nasconde una romantica storia di condor monogami, dietro a “El Reino del Condor”. Si dice che il condor sia il figlio del Re del Sole (Inti), e in suo nome si celebra un rito con musica di flauti. Qui i flauti incontrano un coro femminile di suore, del monastero di Santa Catalina di Arequipa.

A conclusione del viaggio, Cemento Atlantico decide di lasciarci in Myanmar, perché, da quando ci è stato, nel tranquillo 2019, ad oggi, la situazione si è rovesciata, con un colpo di stato. E allora, in questa “Bamboo Burma Street”, unisce le registrazioni di quell'anno, delle voci di tre ragazzini canterini, e delle percussioni in legno di bamboo, registrate a Yangon, con i cori di protesta di marzo 2021. Un augurio dedicato a loro, e un modo per ricordare a noi occidentali cosa succede in città, ma ad altre latitudini.

Un bel viaggio multietnico, per scoprire le voci delle varie umanità del mondo. (Gilberto Ongaro)