recensioni dischi
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THOMAS KONER  "Aubrite"
   (2021 )

Quarto viaggio negli anni Novanta, stavolta nel 1995 (per leggere gli episodi precedenti: http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8675 su “Biokinetics”, http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8688 su “Nuuk” e http://www.musicmap.it/recdischi/ordinaperr.asp?id=8699 su “Porter Ricks”). Ormai conosciamo Thomas Köner. Ha segnato la direzione dell'ambient e dalla dub techno di fine ventesimo secolo, sia col suo percorso solista, che nel duo Porter Ricks, in sodalizio con Andy Mellwig.

Dicevo, siamo nel 1995, e affrontiamo qui un'altra ristampa, del percorso solista di Köner: “Aubrite”, uscito per Mille Plateaux Records. Obbligatorio l'ascolto in cuffia, per apprezzare tutte le vibrazioni, anche le più basse. A meno che non usiate un impianto home theatre, col subwoofer sotto il divano.

Quella di “Aubrite” viene definita non-musica. E (non) lo è, se consideriamo la musica come struttura matematica. Ma è musica, se la pensiamo come evocazione, come simulacro di un field recording. L'ispirazione polare di Köner è nota, e qui si manifesta nei morbidi tuoni di “Nuuk”, ma soprattutto nei (se avete letto le precedenti puntate lo sapete, ormai) BASSI MASSAGGIANTI della titletrack. I cambi graduali (per l'appunto, minimali), fanno apprezzare il silenzio che circonda il suono solitario. Così come il vento di “Grohuk (day)”, che sembra nascondere armonie minori, ma molto dissimulate, e che si fanno più gotiche in “Grohuk (night)”.

“Takla-Makan” invece si può sintetizzare in “vento e tuoni”. Ma queste parole risultano banali, di fronte all'esperienza che potete provare soltanto con l'ascolto. Lo stesso vale per le versioni bonus track di “Nuuk” e “Grohuk”. Sensazioni surreali, glaciali, lynchane, eccetera. Possiamo sprecare tutti gli aggettivi tipici di noi recensori, e non saranno mai del tutto adeguati. Volete che vi scriva AFFLATO? Ecco, l'ho scritto. Davvero, perdete qualche minuto della vostra giornata, a contemplare i ghiacciai di Thomas Köner, e sarà una terapia. Sì sì, fidatevi, avete bisogno della terapia! (Gilberto Ongaro)