NICOLA PUGLIELLI "Guitar solo"
(2021 )
Il titolo di questo lavoro non ci gira attorno: “Guitar solo”. Uscito per Terre Sommerse, questo album raccoglie la destrezza tecnica e l'espressività del chitarrista Nicola Puglielli. Armato della sola chitarra acustica, senza nient'altro, riesce ad incidere quattordici tracce parecchio variegate nei colori.
Ascoltando distrattamente “I piaceri d'amore”, sembra di ascoltare una chitarra elettrica pulita, quella che si usa nel jazz. Ma non è elettrica, è acustica! In più, Puglielli si crea anche il walking bass con la corda più grave, per cui ipotizzo che usi l'accordatura libera. La fantasia armonica di Nicola lo conduce a creare diverse progressioni con vivacità.
“Zona rossa” invece comincia e finisce con dei suoni acuti, probabilmente ottenuti con la paletta, e poi prorompe in un allegrissimo funk. Con il brano “The ballad of the fallen”, ascoltiamo una melodia trascinante, sorretta da accordi latineggianti, con certi arzigogoli rarissimi. Ad esempio, per qualche istante Puglielli si sofferma su un accordo di tredicesima.
Ma non si risparmia in “Django” di Lewis, tra ritmi rapidi quasi rock and roll, e un finale ancora più intorcolato armonicamente. La sua “Aspettando Caterina” rende l'attesa del titolo, passando spesso in momenti dove la melodia resta priva dell'accompagnamento, creando così dei vuoti pneumatici, che traducono quella febbrile attesa spasmodica. Come quando dentro sei agitato ed è tutto in movimento, ma fuori sei immobile.
In “Ticket to ride”, riconosciamo la melodia dei Beatles, ma l'arrangiamento personalizzato prende il sopravvento, spostando le coordinate del brano in un jazz spedito. Dai Beatles, ci vuole un volo pindarico per passare alla cover successiva: “Stride la vampa”, dal ''Trovatore'' di Verdi. Siamo lontani ovviamente dal sapore d'opera, e il chitarrista opta per un 3/4 che però non diventa mai un vero e proprio valzer, gli accenti sono più raffinati di zumpappà.
Per la prossima tappa si va in Brasile: “Odeon” è un brano per pianoforte del pianista Ernesto Nazareth, e non sfigura qui alla chitarra. L'artista tornerà a queste latitudini più tardi, con “Berimbau” di Baden Powell e Vinicius De Moraes. E non poteva mancare, in un disco chiamato “Guitar solo”, un omaggio all'inventore della moderna chitarra solista, Django Reinhardt. E così, accendendo gli effetti, Puglielli ci introduce nella sua gentile versione di “Manoir de mes reves”.
Ma ora arriva Angus Young! Scherzo, è un brano originale di Puglielli, “Non scordar la memoria”, che inizia con un arpeggio velocissimo che ricorda “Thunderstruck”. Poi si calma ma non troppo, e si trasforma in una melodia elegante. “Lost in Caffarella”, avviata da una situazione sospesa (tecnicamente “esatonica”), si risolve invece in un caloroso blues.
“In the middle” è un altro esempio di creatività elegante, che fa pensare a quella di Lee Ritenour in “Etude 2”. Infine, note dolci e malinconiche chiudono l'album, “Mi-c-h-a-e-la”. Abbiamo un grande chitarrista nella scena romana! (Gilberto Ongaro)