KASPAR "MFD (Music For Dance)"
(2021 )
Tra strumenti acustici, elettroacustica ed elettronica, Kaspar, alias Yérri-Gaspar Hummel, ci catapulta in una dimensione sonora multiforme intrigante. Difficile capire il titolo del suo lavoro, “MFD (Music For Dance)”, dato che non ci sono stimoli al ballo.
Uscito per Lab'ut Labut, l'album contiene frammenti di suoni e rumori rielaborati in modi diversi, e per certi versi antinomici. Ad esempio, se “Phases” contiene loop vocali alternati in maniera ossessiva ed alienante, al contrario “(Fr)agile territories” è un field recording, un'ambientazione vasta che contiene situazioni famigliari ma non del tutto inquadrabili, come quella culinaria, a giudicare dal pentolame sfregolante, e dei bebè che ridono. Ma una melodica fa intonare in lontananza due bambini, che cantano una melodia dal sapore esteuropeo. E poi passa un motore, forse di un mezzo agricolo. Questa traccia dura 11 minuti e accadono molte più cose, da scoprire. Voci di bambini sono presenti anche in “Dialog”, elaborate e interrotte senza preavviso.
Su “Toupies” (che tradotto pare indicare la “trottola”), si sente che Kaspar si è divertito a giocare con gli oscillatori, cut off, resonance e quant'altro. Il suono sintetico è cangiante e colorato. Il gioco si fa tridimensionale nel brano di chiusura “Check Point”, tra sfarfallii, biglie che rimbalzano, con lo stesso fascino della pubblicità della Dolby Surround. Sì, quella che al cinema, prima della proiezione del film, ti sussurra: “All around you!”. Quanto gasa!
Sagace aver chiamato una traccia “Sofa”. In effetti, Kaspar qui crea una stabilità armonica, su cui si “siedono” dei vivaci suoni, programmati a tempi diversi, che insieme creano poliritmie. “Point de rencontre” è vagamente inquietante, coi suoi sibili e ronzii, che a metà sembra essere finita e invece riemerge in maniera sinistra. Fa paura anche “Japash”, con una voce discendente, tuoni di pianoforte, anche in reverse, e un costante loop synth come un segnale d'allarme. E in “Fragments”, Kaspar ci dà dentro con le trasmutazioni: l'impulso da spigoloso si ammorbidisce, per poi polverizzarsi e tornare ruvido, in forme sempre diverse.
Ma Kaspar non è sempre solo. Su “R.aube”, tra gli impulsi elettronici, fa capolino un fugace vibrafono, e in “Lueur”, gli esperimenti elettroacustici vengono applicati ad un liuto. E se in “Feux” percepiamo rumori da concrete musique, che alla lunga diventano una terapia, massaggiando i timpani, in “FeuXL” l'elettronica fa spazio ad una batteria reale, e jazzante.
Un mondo variopinto e sperimentale, quello di Kaspar, per gli amanti della musica concreta e dell'elaborazione profonda del materiale sonoro. (Gilberto Ongaro)