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ZOKU METSU  "Zoku Metsu"
   (2021 )

L'incontro musicale fra Robert L. Pepper e Ron Anderson prende il nome Zoku Metsu, da una parola giapponese che significa “distruggere l'intera famiglia”. Inteso come distruggere per ricostruire. Pepper è un musicista elettronico e sperimentale, Anderson un chitarrista avant.

La produzione dell'omonimo album (uscito per Alrealon Musique), ad opera degli stessi musicisti, è curatissima: si possono apprezzare anche i più piccoli cambiamenti timbrici dei suoni. Il che, in questo tipo di musica, è fondamentale. La chitarra trasforma le proprie emissioni sonore continuamente, e così anche i loop e le sequenze di Pepper, rendendo le tracce coloratissime.

In “Flower school for unsuspecting yakuza” le due strumentazioni mischiano i loro riverberi, rendendo l'atmosfera liquida. Invece in “Fields of swords”, letteralmente “campi di spade”, le pulsazioni taglienti, le armonie diminuite e l'agitazione rendono il brano tanto intrigante quanto poco accogliente, appuntito. Un loop tambureggiante ossessivo caratterizza la prima parte di “Epistemophobia”, mentre Anderson trapana l'aria con la sei corde, che diventa un distributore di noise. Quando il loop si spegne, restiamo a contatto con i rumori geneticamente modificati.

Si sente l'influenza krautrock, specie in “Undulations” (divisa in due parti), dove a tratti la chitarra assume un atteggiamento meccanicistico, quasi imitasse una metal machine music, per chi coglie la citazione. Ma poi la meccanicità viene sostituita da un beat trance house con bassi pompati, e la chitarra diviene un pianto di note in delay.

Tutte le tracce sono collegate in un flusso unico, la precedente termina nei primi secondi della successiva. Significativamente, la traccia che si intitola “Obituary” viene aperta da un loop di marimba, quasi a ricordare la danza macabra. Ed anche la chitarra si appresta a suonare sinistra. Infine, “Science in 3D” si basa su graduali trasformazioni sempre più profonde dei suoni, fino ad un finale rilassante e riconciliante.

Ma è difficile tradurre a parole questo tipo di musica. Leggendo qui, può risultare tutto piuttosto freddo e tecnico. Invece, gli Zoku Metsu coinvolgono in un'esperienza sonora avvolgente. L'approccio sperimentale non coincide con un'indifferenza verso lo spettatore. Anzi, sembra quasi che i due dicano: “Guarda cosa faccio ora! E senti qua adesso! Squish, sbram, zot! Forte eh?”. (Gilberto Ongaro)