recensioni dischi
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LITFIBA  "Elettromacumba"
   (2000 )

Lui se ne era andato, ma il nome gli era rimasto: buona cosa, forse, per mantenere un minimo di visibilità, ma rogna per chi capì subito che non era la stessa cosa, e quel marchio stonava come una maglia bianconera sulle spalle dei giocatori dell'Inter. Ma Ghigo voleva andare avanti, pensando che in fin dei conti i riff di chitarra erano produzione sua, e che nulla gli avrebbe tolto la possibilità di farne altri, sempre buoni. Reclutato un buon dj-vocalist, Gianluigi "Cabo" Cavallo, arrivò quindi l'album di esordio dei Litfiba nuova era, con un bel ranocchio in copertina. Certo, ascoltanto la titletrack magari di sfuggita, facendo altro, si poteva pensare ad un Pelù sotto falso nome, visto lo stile vocale molto simile, ma poi le differenze si notavano quasi subito. Ebbe anche un discreto successo, perché la sigla attizzava ancora e non poco, e perché a dar in mano una chitarra a Ghigo qualcosa di buono ne usciva sempre. Ma non era chiaro dove volessero andare: musicalmente si poteva anche dire che "Elettromacumba" superasse l'insipido, quasi pop, "Infinito", ultimo lavoro con Piero, ma il rigetto era verso qualcosa che si chiamava ancora in quel modo, ma non era più tale. Privi dei contenuti dei '90s, e senza l'indiscutibile presenza scenica del Piero, una volta svanita la curiosità attorno al progetto, la cosa cadde presto nel dimenticatoio: magari, avesse Ghigo preferito cambiare nome alla faccenda, la si sarebbe potuta sentire con altre orecchie. Ma così, "La stanza dell'oro e della seta", disco successivo, faceva quasi piangere, ricordando "Tex". Che avesse ragione Elio, a implorare "Litfiba tornate insieme", perché "il Toro Loco ci piace poco, l'oro e la seta nella stanzetta un po' scarseggiano"? (Enrico Faggiano)