recensioni dischi
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ALESSIO BONDI'  "Maharia"
   (2021 )

Ne ho sentiti di dischi impregnati di fitto e profondo sentimento, ma ora che ho tra le mani il terzo album del siciliano Alessio Bondi’ capisco che si poteva scendere ancor di più nell’imo dell’inconscio, in una montagna russa di saliscendi umorali, tipici dell’essere umano che, in questa occasione, vengono narrati da Alessio cercando di esorcizzare il senso negativo che incarna la Maharia, la quale non è altro che l’omologa della magia nera della macumba targata Antille.

Nei suoi testi, di base c’è l’amore, il più magico ed irrazionale dei sentimenti il cui fascino cattura l’immaginario del Nostro con trasporto e veemenza, veicolando il tutto in dialetto palermitano. In un tourbillon di colori vivi, sfumati, solari e malinconici, ecco che per l’artista siciliano l’uso del vernacolo è il più potente mezzo per esprimersi al meglio in chiave nu-folk, dosi di soul, identità caraibiche ed americane con scie cinematiche anni ’50.

Lui se ne infischia di correre il pericolo di risultare volgare con un dialetto ritenuto forte, violento, di richiamo mafioso, e viaggia spedito per portare a casa un risultato eccellente. D’altronde, ogni lavoro pubblicato gli ha permesso di riscuotere ottimi consensi di critica e pubblico, come finalista del premio Tenco o come miglior interprete al premio De Andrè, e quindi vuol dire che, comunque, lascia sempre un segno tangibile della sua arte scritturale.

Tutto risulta incasellato in un puzzle iridescente e strategico, come quello di far prevalere la luce sulle tenebre il 21 giugno: guarda caso, data che ha sancito l’uscita di “Maharia”, che apre l’album con verace densità folk, mentre “Cerniera zip” saltella con umori steady à là Giuliano Palma. “Fataciume” permette ad Alessio di avventurarsi in una sorta di nu-bossanova, e nella turbolenta “Taverna vita eterna” c’è tutta l’irruenza creativa filo-orientale.

Invece, nell’ampia delegazione ballad Alessio tocca apici espressivi nel trittico “Cuori cruru”, “200 voti” e “Occhi tanti”. Segnalazione a parte la merita “Ave Maria al contrario”, tanto struggente e malinconica da lasciarti il solco sulla pelle. In ogni modo, “Maharia” resta un disco solare, ottimistico, viscerale e scaramantico, che bracca l’inconscio per scartavetrarlo del calcare nero che attanaglia i sentimenti nell’oscurità dell’inconscio, per volturare, così, le polveri malinconiche nel pozzo positivo di sogni e desideri. (Max Casali)