MEURSAULT OMEGA "Cold thirst"
(2021 )
Innanzitutto il genere, di questo disco. Gli italiani Meursault Omega fanno black metal... oppure, talvolta è death... no, per la verità adesso mi sembra normalissimo progressive metal... o trash? Beh, ora propenderei invece per l'industrial...
Insomma, i casi sono due: o lo scrivente sta impazzendo (e può essere, indipendentemente dai Meursault Omega), oppure la band in oggetto pratica solamente ottimo metal, in tutte le sue possibili accezioni.
Meursault è il protagonista di ''The Outsider'' (il libro di Albert Camus del 1942), che viene condannato a morte per aver ucciso un uomo arabo - è infatti la figura centrale anche della celebre hit ''Killing an Arab'' dei Cure - mentre Omega è l'ultima lettera dell'alfabeto greco, usata per estensione come sinonimo di Morte (''Io sono l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, l'inizio e la fine'', come scritto nell'Apocalisse). Quindi Meursault Omega è l'uomo moderno che sta attraversando, come afferma la stessa band, una fine definitiva, spirituale più che materiale.
Creati e forgiati dal musicista, produttore, compositore e ingegnere del suono Cliff Scott (non fatevi ingannare, come dicevo in apertura siamo in terra italica al 100%), i Meursault Omega approdano al loro secondo full lenght, dopo l'esordio di ''Meursault'' dello scorso anno, con in testa un'idea molto chiara: parlare di pena di morte. Argomento (la morte in generale) ovviamente avvezzo al genere (se viene altrimenti nomato "death metal" ci sarà una ragione, o no?): ma, e qui sta la bella novità, la pena di morte viene stavolta affrontata con il giusto atteggiamento di denuncia, di distacco, di critica.
Collaborano all'opera le ispirate voci di Chiara Manese, mezzosoprano e primattrice di proposte classiche, Asator Ægishjálmur (al secolo Alessandro Briganti, celebre per il lavoro con Madvice e Daysidied), e l'ottima Simona Guerrini, della death metal band dei Gravestone. Va sottolineata anche la triste partecipazione al disco della guest star Matteo Venegoni, acclamato chitarrista progressive metal nei Detevilus Project, che è morto per emorragia cerebrale poche settimane dopo aver registrato il suo assolo nella conclusiva ''To the Core''. Alla sua memoria è ovviamente dedicato l'intero album. Che, sinceramente, vi consigliamo, independentemente da i vostri gusti musicali. Troverete comunque pane per i vostri denti. Io, per esempio, mi sono innamorato di "Bloody babs", brano che (provare per credere) può essere apprezzato dagli amanti di qualsiasi genere legato al rock, da Springsteen ai Cannibal Corpse.
Occorre, però, come diceva Aldous Huxley e ribadiva poi Jim Morrison, aprire le porte della vostra percezione. Ne varrà la pena, parola di scout. (Andrea Rossi)