IL BUCO DEL BACO "Sotto il segno della lampreda"
(2021 )
Nella mia ultima scorpacciata di prog italiano e internazionale ho pescato (termine, vedrete, non casuale) dagli scaffali un CD di questo gruppo dal nome singolare dedicato ad uno strano pesce. Molto ricercato e apprezzato nel medioevo ed ora assai raro nei mari e nei fiumi d’Italia, la lampreda è una creatura marina dalle origini arcaiche, simile all’anguilla, scheletro cartilagineo con caratteristica bocca circolare a ventosa priva di mascelle per attaccarsi ai pesci e nutrirsene come parassita. Molto interessante, certo, ma vi chiederete “tutto questo cosa c'entra con il Rock’n Roll?” per dirla con il grande Ivan Graziani (da ''Viaggi e intemperie'', Numero Uno, 1980)? C’entra, eccome.
Inserito nel lettore, dopo sedici battute di basso (se ho contato bene), ecco partire un buffo coretto maschile in stile Trio Lescano seguito da un ritmo, prima spezzato poi più continuo, a fare da sottofondo ad atmosfere enigmatiche: beh, ero convinto di aver “pescato male”. Sensazioni polimorfe, fluttuanti, scarsamente inquadrabili.
Superato lo spiazzamento iniziale ho lasciato scorrere il CD nel lettore continuando a sbrigare le mie faccende. In questo caso il cosiddetto multitasking (uno dei tanti abbagli della post modernità digitale) poteva starci. Ed ecco quel che (non?) mi aspettavo: senza accorgermene mi sono trovato di fronte ad un intrigante scenario denso di metafore acquatiche e spunti (auto)ironici, tastiere vintage, distensivi passaggi acustici di chitarre e flauto retti da una ritmica molto ben dosata e mai invasiva, tanto da indurmi a prendere una salutare pausa, mettermi la cuffia ed immergermi nell’ascolto. Un antidoto agli insani diktat della società iperconnessa, del multitasking, della velocità a tutti i costi, dell’avere che domina sull’essere (riprendo il classico di Fromm)? E perché no?
Rinuncio alla tentazione di fare accostamenti con generi e gruppi storici o attuali. Il critico smanioso alla ricerca di etichette potrebbe attingere alla tradizione folk-prog con l’imbarazzo della scelta, ma temo che il risultato non sarebbe gran che, porterebbe da troppe parti e quindi da nessuna parte (e già questo dovrebbe dirla lunga sulla qualità della formazione di cui stiamo parlando). Del resto si sa, i pesci e tanto più le lamprede, sono sfuggenti di per sé.
Quella che per molte formazioni, pure a fronte di tanta maestria tecnica, è una chimera, l’originalità, per chi ha suonato ''Sotto il segno della lampreda'' è una realtà. Godetevi dunque questa perla marina e fatene pure scorpacciata (no effetti collaterali), vi assicuro che non ve ne pentirete. Il Buco del Baco non è certo un buco nell’acqua. (MauroProg)