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SASHA VINCI  "Mercurio"
   (2021 )

Lo scultore e pittore Sasha Vinci trasforma il suo studio in studio di registrazione, spostando le tavolozze per posizionare i microfoni. Così, il suo lato di cantautore prende forma nell’album “Mercurio”, uscito col sostegno di aA29 Project Room e il musicista Vincent Migliorisi.

La sua musica è un pop rock, con incursioni in un’elettronica delicata, tutta al servizio delle (tante) parole, cantate da Sasha in un flusso molto veloce, in certi momenti difficile da seguire. La voce è calma e distaccata, eppure tra i testi ricorre spesso la parola “rabbia”, fin dal titolo “Castelli di rabbia”, un ritmo shuffle dove si susseguono immagini inquietanti: “Vedo mille coltelli in fila, come denti di squalo (…) dentro le lavatrici girava il vomito degli ubriachi stanchi (…) siamo artefatti, artificiali, siamo bambini fatti di pane (…) offrirò ai politici corrotti zucchero filato all’arsenico”.

“Il magnifico volo” è più tranquilla, ma Sasha evoca elementi di vita impetuosa: “Le gioie sfrenate, la vita in scadenza, la scimmia rossa indossava un cilicio (…) le ciglia tiranne bruciano voglie”. Bassi profondi caratterizzano invece “Non ho paura”, un brano dall’atmosfera notturna che esorcizza i timori “nel giorno liquefatto e assente”. Ed ancora le parole sono forti: “Carne di sale, carne di santi, contemporanea carne di canti dei nuovi poeti del web”. La struttura che adotta spesso Vinci è fatta di strofe chiuse e concitate, e ritornelli che si aprono, più concilianti.

La titletrack è un pasticcio di immagini forti, in apparenza scollegate: “Da quelle ferite, i bambini imparano ad obbedire. Diventano assassini sulla strada frantumata, indossano pupille di ardesia, intonano cori, bevono liquori infetti”. Il ritornello sembra invocare un vago archetipo: “Dalla prateria d'asfalto, una donna a piedi nudi porta in seno una reliquia, e promette torture per chi non annega nell'oceano di una preghiera”.

Nel rock trascinante di “Un giorno senza ore”, Sasha indica un elemento concretissimo tra le allegorie: “L’aria fredda del decreto (…) tutti i sogni in quarantena”. Vinci ha lavorato a quest’album nel 2020, durante le restrizioni. Cita anche Pasolini, nominandolo poi esplicitamente in “Poesia della crudeltà”, musica gentile dedicata al drammaturgo Antonin Artaud. L’importanza dei colori è evidente per l’artista (“nell’azzurro navigare”, “temporali d'oro (…) in caverne di cristallo canta un asino rosso”). Ma ciò che resta impresso sono le situazioni tattili d’impatto: “Con un filo di rame lego le palpebre alla schiena”.

La dedica alla scrittura, altra disciplina frequentata da Sasha, è “Penna e calamaio”, con un inizio e una fine in chitarra acustica ed un centro elettrico. Altro brano notturno è “Silenzio”, immerso in una periferia “dove il futuro non è accettato”. Nel pezzo finale “Occhi alle stelle”, delle strofe claustrofobiche indugiano su immagini disturbanti: “Sulle rotte della polvere, una mosca dalle ali di velluto, partoriva mostri di anarchia sulla linea curva delle palpebre (…) contavo le vertebre del giorno”. Ma poi il ritornello si apre al cielo, anche musicalmente, con arpeggi rapidi di chitarra. Musicalmente si resta in una sonorità fra il jingle jangle rock, la wave anni ’80 ma senza i suoni troppo synth, ed un pop d’autore. Ma l’elemento prioritario di “Mercurio” sta nei testi, cantati in modo logogenico, e nella necessità di Sasha, tramite Mercurio – Hermes, di fare da bravo messaggero per queste emozioni lessicali. (Gilberto Ongaro)