CHIARABLUE "Indifesi"
(2021 )
Sotto il moniker di ChiaraBlue c’è Chiara Mariantoni, deliziosa artista dal nutrito curriculum al debutto in proprio dopo anni di studio della tecnica vocale, tra collaborazioni illustri e importanti riconoscimenti ottenuti in diversi ambiti, dal musical allo storytelling, passando per affermazioni di rilievo e varie partecipazioni a rassegne di primo piano.
Nobilitato ed esaltato dalla presenza di musicisti di calibro internazionale (tra gli altri, Fabrizio Bosso alla tromba e Angelo Pusceddu alle percussioni), zeppo di storie e grondante passionalità, “Indifesi” ne segna l’esordio discografico ondeggiando lieve tra sapori latini ed atmosfere languide, a metà strada fra pulsioni etniche e morbidezze da night; piacevolmente avviluppato in un amabile groviglio di armonie d’antan, sciorina un garbato compendio di elegante canzone d’autore, interpretata con piglio attoriale e duttile vocalità.
Indulgendo spesso in una raffinata rilettura di suggestioni sudamericane e mediterranee abbinate ad una scrittura ben assecondata dal canto melodioso, Chiara dà vita ad un album tanto gradevole quanto affatto disimpegnato, arricchito da una narrazione intrigante che ben si destreggia fra tematiche articolate; dalla tradizione popolare riletta e celebrata nelle arie jazzy di “Cecilia” alla toccante rievocazione della strage di Bologna nella drammatica “DueAgostoMillenovecentottanta” (tra Annalisa e Mariella Nava), dal flamenco agitato di “Amore tossico” al piglio vagamente mariachi della title-track, non rinuncia mai al ritornello catchy (“Dinosauri”) nè all’innata verve che scuote l’ossatura di dieci canzoni carezzevoli e misurate.
Per quaranta minuti di classe ammirevole, “Indifesi” rimane centrato e omogeneo senza cedimenti o passaggi a vuoto; insieme alle molte brillanti intuizioni sparse ovunque con apparente leggerezza, episodi come l’irresistibile reggae truccato de “Il male condiviso”, l’incalzante rumba à la Capossela di “Notte preferita” o la bossanova di una sontuosa “Solo un se”, altra divagazione sul filo del jazz giocata in punta di spazzole con la tromba di Fabrizio Bosso a disegnare preziosi arabeschi, segnano il profilo di un album aggraziato, intenso, ricco di personalità. (Manuel Maverna)