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ALECO  "Il sapore della luna"
   (2021 )

Alessandro Carletti Orsini, in arte Aleco, è innamorato della luna. Ad essa rivolge sentimenti, ironia e poesia. L’album “Il sapore della luna” apre subito col “Preludio alla luna”, che è un lento ragtime per pianoforte e fisarmonica, che barcolla osservando “stelle che si appicciano lassù, circondate dalla luna e dai suoi baci appiccicosi di caucciù”, e “i ragazzi che van sbocciando ad uno ad uno nella loro gioventù”. La titletrack è una dedica spiritosa ad una donna, paragonata ad attrici del calibro di Karina Huff e Virna Lisi. La base j-pop fa sembrare il ritornello quasi da Cristina D’Avena, mentre i riferimenti al nostro satellite sono continui: “La cannuccia in mezzo ai denti ha il sapore della luna”.

Un effetto vinile avvia “Godi e t’amo”, lento caratterizzato da un pianoforte con accordi di settima maggiore, un clima di sophisti-pop per soffermarsi sui dettagli dell’amata: “Il tuo cappotto, la tua sciarpa, i tuoi bottoni (…)”. Prima del finale, parte a sorpresa una base soft chillout, e Aleco rappa sottovoce. I contrasti continuano con “No agosto no”, dove la strofa house fa intuire un brano danzereccio, parlando di motorini e palloni in pieno stile estate 1994. E invece il ritornello rallenta e plana su un moderato stile TheGiornalisti. “Dalmazia” è una memoria dei nonni, degli avi che, Aleco sottolinea, erano “italiani veri”, quando la Dalmazia faceva parte del Regno d’Italia. Oltre al lato emotivo, il brano non lo esterna mai chiaramente, ma sembra implicitamente ricordare gli irredentisti del primo Novecento.

“E me ne vado via” è cantata in romanesco, citando pure il cupolone di Venditti, su una base un po’ da pianobar. “Il sapore della luna 2” riprende ironicamente la canzone precedente, stavolta suonata a chitarra acustica: “Hai gli occhi di Massimo Ciavarro, ma di questo non ti vanti (…) vivi come Jerry Calà, col sorriso sempre pronto”. E’ evidente l’amore di Aleco per il film “Sapore di mare”, tanto da riprendere la scena della partita di rubabandiera nel suo videoclip. Fa capolino GiuliaLuz, come ospite, nel brano “Due cose”, un leggero dance pop con una goffa dichiarazione: “Devo dirti due cose, la prima è che mi fai impazzire, la seconda non me la ricordo, ma la prima è che mi fai impazzire”.

Pianoforte e versi d’aquila chiudono l’album, in “Io sono eternamente felice”: “Quel che resta di una stagione, è tutto ciò che non vorresti perdere mai, una stagione, un senso di appartenenza, impossibile da spiegare, troppo facile da spiegare”. C’è una bella strofa da riportare senza spiegazione: “E non basta vedere un'aquila volare, per capire che qualcosa è scolpito, o scolpito nel cielo, alza i piedi sotto l'arco, non sederti sulle scale, tutti i giorni è il 20 settembre, e tutte le notti in giro a cantare”. Più che un ricordo nostalgico, Aleco esprime il desiderio che nel futuro torni un’estate come quelle, per le nuove generazioni. E non solo un’estate intesa come stagione, ma anche come stato d’animo, con quella leggerezza. (Gilberto Ongaro)