ALBERTO ''CARAMELLA'' FOA' "Basta unire i puntini"
(2021 )
Ci sono personaggi che operano con successo dietro le quinte e conservano stima e considerazione dopo decenni d’operato: e sapete perché? Di base (oltre all’imprescindibile talento) occorre umiltà straordinaria, come quella che il paroliere e multi-ruolo artistico Alberto “Caramella” Foà sprigiona con assoluta spontaneità da un bel periodo. Ha passato pile di testi ai Big ma, stavolta, ne tiene 15 per sé nel (se cosi si può dire…) debutto di “Basta unire i puntini”, presenziato da schiere di amici-musicisti, compagni di scuola, speaker sportivi che interagiscono in cori, duetti ed esecuzioni. Si diceva dell’umiltà, no? Ebbene, se non ci fosse stata la spinta convincente del maestro Massimo Germini, è probabile che Alberto non ci avrebbe pensato al progetto, forse proprio perché quell’umiltà che si diceva, gli suggeriva di non ritenerlo opportuno (?). Inoltre, un altro bel grazie va alla magica alchimia sonora affidata ad un grande come Lele Battista, elegante miniatore d’insieme. Nel ricco menù scorrono portate di amore, passione, sogni e fiabe, fitti di slanci sensibili e notevoli visioni affettive che sfilano, tosto, nella cullante esposizione acustica della tracklist, che inizia con una bella scia energica solcata dall’identità del singolo “Dimentica le mie canzoni”, nella quale Alberto non rinuncia ad un tocco di autoironia. Gli altri due singoli “Nocciola (il colore degli occhi)” e la titletrack sono velluto per le orecchie in confortevoli arpeggi, capaci di concedere apici ponderativi tra ricordi e sogni vibranti, con in evidenza la simbologia dei puntini, da unire con scelte azzeccate per completare, al meglio, il disegno della vita che vogliamo tratteggiare. In ogni brano, Foà ci mette “L’anima”: qui, in particolar modo, addensa l’acustica con forti percussioni etno-folk ed è limpida classe uditiva. Oltre a vicende umane, nei brani si intrecciano riferimenti alla sua grande passione equina, evidenziandola maggiormente nella dedicata ghost-track “Pry”. Le restanti del lotto, ci deliziano anche in duetti: uno “scolastico” con l’ex compagno delle medie Bobo Craxi in “I ricordi (come il cielo)”, un altro “ciclistico” condiviso con Riccardo “Il Magro” Magrini, nota voce e protagonista del mondo delle due ruote, in “Mi sono dato all’ippica (e al ciclismo)”. Tutto ciò, è segnale eloquente di come Alberto voglia spartire i meriti con tutti gli invitati, passando persino l’ugola a Massimo Germini per l’episodio in solitaria di “Vorrei dirtelo adesso”. Altra rifinitura di pregio, risulta l’ospitata del singer internazionale Manu Ley in “Il tempo è un imbroglio”. Tra pedinamenti di Claudio Lolli, Conte e De Andrè, “Basta unire i puntini” è un gran disco di artigianato opalino, scevro da ammiccamenti commerciali e suonato come Dio comanda(va) al cervello dei musicisti veri: ossia, ricalcare l’epoca d’oro che riluttava suoni artificiali e campionamenti. Anzi, a dir meglio: un’opera di raffinata poetica dal contenuto autoriale brillantemente s“moda”to (sganciato dalla moda: non fraintendete…). (Max Casali)