recensioni dischi
   torna all'elenco


NONMIPIACEILCIRCO!  "China chat"
   (2021 )

Se cercate qualcosa di prevedibile, ma soprattutto registrato con tutti i crismi ipermoderni e super masterizzati, non fermatevi a leggere. Questo non è un “progetto” a tavolino, prodotto per un target, e tutte quelle parole nauseanti dei consulenti di marketing musicale. Questo è un pezzo di vita riportato in suoni, come se invece di un disco vi stessi presentando una persona che racconta un suo viaggio. Geografico ma anche interiore. Ed è un lavoro multimediale, e Nonmipiaceilcirco! è stato così radicale, che questo “China chat” non si trova su YouTube, né su Spotify! Ci sono solo 2000 copie, distribuite in 50 negozi indipendenti, sparsi nel mondo (anche in Italia). Uscito per l’etichetta francese Bam Balam Records, di musica sperimentale e psichedelica, “China chat” è stato realizzato in tre anni. Matteo Preabianca, membro centrale di questo mondo, ha vissuto in varie zone della Cina, e ne ha riportato un personale racconto, non solo musicale. Si districa in 4 “cose”. La prima è un fumetto di Vito Ventura, da leggere con le prime 11 tracce, che sono essenzialmente improvvisazioni di Martin Fell al sassofono e al clarinetto, e Matteo Preabianca alle percussioni, convenzionali e non, alle tastiere e alla voce narrante (e salmodiante). Le parole che pronuncia sono riportate nel fumetto, e sono pensieri, meditazioni, dialoghi con un maestro spirituale. Interessante soprattutto l’ultima traccia, “China and the world”, dove invece descrive le persone che incontra, e accanto al sax abbiamo dei field recordings che ci ambientano nel traffico simultaneo di tre città cinesi fra loro distanti: Changle, Fumin e Xinhua. La seconda “cosa” è “Aporia”, una sessione di 9 tracce improvvisate di sax e batteria, definite “filosofiche”. Alcune di esse sono estremamente brevi, piccoli aforismi sonori. Terzo elemento è una mezzora di improvvisazione assieme a Nelson Hiu, sperimentatore tra flauto, pianoforte effettato, chitarra acustica e rumori elettronici. Realizzati nell’isola di Peng Chau, che fa parte di Hong Kong. Infine, quarta ed ultima affascinante esperienza, una registrazione di una seduta di preghiera dei monaci in Tibet, a Shi Lhun Po. Tra mantra recitati con voci gravissime e campanellini, trova spazio un’improvvisazione di rauschpfeife, antico strumento tedesco. Tutto ciò funge da accompagnamento alle meditazioni di Matteo, e ha deciso di condividerle con chi vuole ascoltare. Niente new age quindi, ricreata artificialmente, ma la reale ambientazione di un monastero tibetano, coi mantra originali. Che volete, una recensione su “dove collocare questo prodotto”? Apprezzabile il fatto che nel comunicato stampa, alla voce biografia, i “Nonmipiaceilcirco!” abbiano scritto: “You don’t need it”. Non serve mostrare il curriculum di tutto quel che hanno fatto prima. Anche perché non c’entra nulla, si discosta. Più che un “disco”, questa è una personale testimonianza, raccontata come nudo flusso di coscienza e per fortuna senza considerazioni retoriche di conclusione. Se le vuoi trarre, le conclusioni puoi farle tu che ti immergerai. Ecco, come scrivo da qualche tempo quando ne trovo validi esempi (e spero, con un pizzico di vanità, che si diffonda questa mia definizione), questa non è musica emergente: è musica immergente. Fatta non per il successo, per andare “in alto”, come piace a noi occidentali competitivi. Al contrario, serve a scendere nel profondo della coscienza. (Gilberto Ongaro)