recensioni dischi
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DROVAG  "Toxin"
   (2021 )

Drovag è il progetto solista di Alessandro Vagnoni, già polistrumentista nei Bologna Violenta, nei Ronin e non solo. A tre anni dal suo debutto discografico, di fatto, come one-man band, Drovag torna con un album eseguito e registrato interamente durante la prima fase di lockdown dello scorso anno, partendo da una riscrittura completa di brani scritti una ventina di anni fa insieme all’amico Manuel Coccia. Vagnoni ha suonato batteria elettronica, tastiere, basso, chitarra, voce e si è occupato dei campionamenti, con Sergio Pomante e il suo sax tenore unico vero ospite nel brano “Toxin”, che dà anche il nome a questo nuovo lavoro. Sul piano meramente musicale, come già accaduto nel lavoro precedente, si riconosce un ventaglio piuttosto ampio di influenze, riassumibile in termini di pop sintetico, ma infarcito di suoni bristoliani e ricami trip hop, di aperture post rock, di articolazioni vagamente progressive e di un’atmosfera che si avvicina alla new wave, mostrando un respiro (davvero) internazionale e vicino idealmente agli anni Novanta. Tra i brani migliori ci sono il singolo “So Hard”, in apertura, cadenzata e suadente, “Dress Code”, più robusta e incalzante, “Housekeeping” e “Put Yourself Aside”, con le loro elegantissime rarefazioni, e la titletrack, leggermente acidula. Ma non c’è nulla, in “Toxin”, che non sia a fuoco. Drovag è un progetto di cui abbiamo davvero bisogno e che potrebbe esplodere definitivamente in sede live. (Piergiuseppe Lippolis)