MARCO CORRAO "Nebros (Storie e antichi echi vol.1)"
(2021 )
Marco Corrao è un cantautore siciliano, con esperienze molto importanti e collaborazioni di prim’ordine in Italia ed all’estero. Un artista importante e considerato, dotato non solo tecnicamente e visionario quanto basta da renderlo un credibile interprete di un mondo apparentemente poco visibile. Dopo qualche ascolto di ‘Nebros’, titolo dal suono misterioso ma al contempo intrigante, la mente non si è concentrata su suoni o su musicisti, ma in maniera del tutto spontanea sulla Sicilia stessa. Ho immaginato scene, paesaggi in bianco e nero evocati dalla voce di Marco, intrisi di malinconia ed aspra bellezza... Purtroppo la mia esperienza con l’Isola del Sole rimane legata ai documentari, ai telefilm di Montalbano ed ai racconti di alcuni cari amici, ma sento comunque che ‘Nebros’ non è solo musica, storie raccontate nella bellissima lingua siciliana, ma un’esperienza, legata a luoghi e, soprattutto a persone. Grazie all’abilità di Marco Corrao, per una volta la sicilianità non è raccontata con stilemi folk, che spesso finiscono per essere recepiti come stereotipi, ma riesce ad unire la tradizione rappresentata da strumenti come la chitarra, l’armonica e la fisarmonica con elementi di musica moderna, seppur minimale; suoni sapientemente generati o manipolati dall’elettronica. Personalmente l’ho trovata una performance dal grosso spessore artistico, un’alta prova creativa, una dimostrazione d’amore che il musicista nutre per questo pezzo d’Italia. Marco Corrao offre al mondo canti e canzoni dimostrando di essere un artista orgoglioso delle sue radici, saldamente piantate in una terra unica e cruda, culla di civiltà e piena di insidie. Un veneto come me non può che raccontare di come si sia sentito piacevolmente assorto e successivamente rapito da questo disco, nel meditare questi suoni rarefatti, cullati da uno schietto dialetto, meravigliosamente cantato da Corrao. Non l’ho vissuto come un disco di denuncia o addirittura di rottura, anzi. Mi son trovato immerso in suoni ricchi di storia, di religiosità, percependo contemporaneamente anche durezza, dolore e tristezza... Per una volta però, possiamo immaginare, grazie a queste musiche, come potrebbe essere il giardino degli dèi... (Mauro Furlan)