LAUTARI "Fora tempu"
(2021 )
La Sicilia si presenta, quantomeno ai miei occhi, come un crocevia di genti e tradizioni, di racconti, profumi, immagini che attraversano il tempo e in grado di far coesistere le tonnare con il turismo più lussuoso e i venditori di audiocassette.
Colori, tradizioni, melodie che non sono dimenticate, ma racchiuse in uno scrigno lambito dalle acque del Mediterraneo.
''Fora Tempu'', è il caso di chiarirlo subito, è uno dei più bei dischi che mi sia mai capitato d’ascoltare.
E’ chiassoso come le strade di un mercato, dolce come il miele, struggente come l’addio a Sandruzza mia bella sul porticciolo di Marzamemi, commovente come le luci di lontano.
Un capolavoro che trasuda di verismo, pregno di calore e di rappresentazioni intense come il respiro delle strade infuocate di polvere e fichi d’india.
Quest’opera abbacinante si erge su un impianto acustico, strumenti reali, mandolini, percussioni, fiati, fisarmoniche e tutto quello che ti aspetti da una banda di briganti sporchi e malinconici attorno a un falò… La voce, maschile, è espressiva, intonata, un timbro bellissimo, graffiante, divertente, ironico, innamorato della vita e delle cose buone.
L’album è cantato interamente in siciliano se escludiamo una parte di “Peddi nova”, dove troviamo un Cesare Basile in spolvero a raccontarci di cambiamenti trasfigurati nella muta di un serpente.
''Fora Tempu'' è un album spesso, colto, elegante, una spremuta di agrumi ed esistenze, capace di trafiggere e inanellare nostalgie e distanze come in “Salti nel tempo”, è un’antologia di saliscendi emotivi capaci di mettere in crisi chi volesse ascoltarlo la sera con un bicchiere di Alicante o due.
Le persone sensibili e pronte ad ascoltare con profondità e attenzione sono avvisate, un battito o un sospiro potrebbe perdersi tra le tracce di questa meraviglia.
Un disco per molti ma non per tutti.
Dieci. (Alessio Montagna)