recensioni dischi
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BILBOSA  "Diamond dust"
   (2021 )

“Diamond Dust” è l’album d’esordio dei Bilbosa, band genovese nata nel 2016 dalle ceneri dei “Chaos del Signor Gaza”. A precedere “Diamond Dust” c’è stata una lunga fase di jamming e sperimentazione, per individuare una direzione chiara e cercare di sviluppare una proposta già autentica. Pensato per permettere all’ascoltatore di viaggiare, almeno con la mente, anche in tempo di lockdown, l’album include dieci brani strumentali per una durata complessiva che supera di poco i tre quarti d’ora: il genere di riferimento è il post-rock, ma nell’album sono piuttosto frequenti le aperture jazz e i ricami elettronici, rendendo i percorsi sempre articolati e difficilmente prevedibili. Nei primi minuti c’è, come detto, tanto post rock, ma emergono anche tutte quelle sfumature che regalano a "Diamond Dust" un fascino che va anche oltre la semplice definizione di un genere: prima “Gaza”, immerso in note sognanti, poi il tripudio di fiati di “Gingko”, virata piuttosto netta in lande jazz, quindi il lento e delizioso climax di “Pyramiden” e “Glass”, col suo passo sostenuto e qualche venatura psichedelica. Più avanti, “Keiko” riesce a mescolare abilmente i diversi elementi, mantenendosi in territori post rock, ma con un uso massiccio dei fiati che tornano anche in “Order”, impreziosito da una coda increspata che sembra spingere in direzione funk prima di riabbracciare il jazz. “Circle” si fa via via più corposa col passare dei minuti, in un altro bellissimo crescendo, mentre le rarefazioni di “Sad Tune” conservano un’atmosfera malinconica, evocata anche dal titolo. In chiusura, “Stream of Consciousness” rappresenta un altro chiaro movimento verso il jazz, poi “White Rabbit” suggella il lavoro, fondendo ancora tutte le diverse anime dei Bilbosa. “Diamond Dust” è un lavoro solido e ben costruito che regala buonissime sensazioni anche per il futuro. (Piergiuseppe Lippolis)