recensioni dischi
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REFLUE  "A collective dream"
   (2006 )

I Reflue si definiscono "una pop band raffinata". Raffinati sì, pop, secondo me, no. E lo dico come complimento. Questa non è una proposta per tutti, bisogna avere orecchie adatte ed abituate per cogliere il grande lavoro, compositivo e di arrangiamento, che c'è dietro ogni singolo brano di quest'album. Se pop, insomma, sono Ramazzotti, Finley o Take That, questo non è pop. Come non è pop, che ne so, quello di Kings of Convenience, Deodato, Giovanni Allevi o Miles Davis, citando (volutamente) personaggi molto distanti tra loro e, ugualmente, molto distanti dalla proposta dei Reflue. Se invece, per pop, si intende l'accezione originale, quella di "popular", beh, mi piacerebbe tanto che fosse così: che cioè questo disco divenisse un successo. Vorrebbe forse dire che la comune sensibilità musicale è superiore a quanto mi aspettavo. "Singing the blues" (che, tra l'altro, non è per niente un blues) è un gran brano, "Brilliant beauty" e "Stay" gli vanno a ruota. Insomma, vorrei tanto che questo fosse pop. Magari. Forse, allora, ci dimenticheremmo di Anna Tatangelo. Temo, però, che non sarà così. (Andrea Rossi)