RICHARD HAYNES "Ghosts of motion"
(2021 )
Appena ho iniziato a sentire la prima canzone, ''Ghost of Motion'', ho pensato: "ma assomiglia a Pierino e il Lupo di Prokofiev!". Ovviamente non lo e'. E' proprio lo strumento dominante nell'album (appena uscito per Cubus Records) che induce a questo paragone alto ma banale. Di quale strumento stiamo parlando? Del clarinetto d'amore. Un clarinetto, appunto, in auge nella seconda meta' del 18esimo secolo. Rispetto ai clarinetti soprano in SI♭ e La, ha una forma simile, ma pił grande, solitamente intonato in Sol. Tuttavia, la caratteristica principale, alla quale si deve il suo timbro unico, sono i fori pił piccoli, e una campana a forma di pera. Purtroppo, gia' un secolo piu' tardi fu considerato obsoleto, perche' il corno di bassetto faceva piu' o meno le stesse cose. Pero' e' proprio quel "piu' o meno" che viene esaltato nella musica di Haynes, soprattutto nella traccia numero 1, a opera di Chris Dench. Tutto l'album e' una chiamata ai clarinetti in cui Haynes piu' che direttore d'orchestra, fa il direttore del traffico, reinterpretando e omaggiando i vari clarinettisti d'amore, odierni e non. Ogni brano ha una sua sfumatura di fondo. That's amore! (Matteo Preabianca)