CLEMENTE "I confini del giorno"
(2021 )
La Sicilia nel cuore ma con lo slancio ispirativo all’ombra della Lanterna. Evidentemente, per il pittore e compositore Antonio Clemente il flusso e l’incidenza della scuola cantautorale genovese ha contribuito a fargli scegliere di stabilizzarsi, poi, nel capoluogo ligure. Non un semplice dettaglio, visto che nel nuovo, quarto album “I confini del giorno” si odono echi di quella scuola e non solo: li arricchisce con inserti di folk, flamenco, tango, bossanova ed incursioni nel jazz e nel rock. Quindi, le premesse ci son tutte per approcciarsi ad una concept-opera sull’Amore, con 14 brani quasi tutti all’altezza delle aspettative, per dar vita ad un viaggio godibile e sopraffino, nel quale il ricorrente “slow-motion” del lotto non fiacca l’orecchio (come spesso accade con altri colleghi) ma sa accalappiare l’attenzione proprio per il garbo compositivo, in un’aurea cine-pittorica e (perché no?) filo-onirica. L’antipasto di una “intro” morbida, ci porta a respirare aria di malinconic-tango in “Notturna” e, se il “Buongiorno” si vede dal mattino, il risveglio folk è una carezza sfumata con delicati colori. Tra dolcezza di flauto e bossanova elegante si muovono “I confini del mondo” (duettato con voce femminile) ed il singolo “Cuore” in leggerezza spensierata. Non dispiace nemmeno quell’ammiccatina a Battiato captata in “Due come noi” (riproposta in duetto in coda all’album come ghost-track). Il menù, però, prevede una sterzata anche verso i lidi riflessivi di “Con te” e “Lontani”, con l’invito a prendere in esame coscienza solitaria e, a tratti, disarmante ed improvvisa. Gustosa l’idea di “Nostalgioia”: marcetta ludica che guarda al De Gregori più evasivo e meno criptico. Splendido il folk irlandese ostentato in “Amaranto”, allestito con equilibrio e candore d’archi, mentre folate di chitarra spagnoleggiante spiccano nella conclusiva “Questa notte”. Col “pretesto” dell’amore, Clemente ha voluto spingersi su quel confine del giorno, per verificare l’entità dei nostri controlli di crescita, umori, dolori, comprensioni e ripartenze che si contrappongono all’antitetica notte: oscura ed imprendibile signora del dubbio. Concentrare “una storia d’amore di un decennio nell’arco di una giornata” (Clemente docet!) non è impresa alla portata di tutti, e solo la spiccata sensibilità di un artista così poteva riuscire a tradurla e “dipingerla” col tocco giusto e delicato di chi sa colorare e sfumare, ad arte, tele e spartiti. (Max Casali)