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VONDATTY  "Nemico pubblico"
   (2021 )

Che senso ha scrivere ancora nuove canzoni in mondo stracolmo di stimoli musicali? Quanto un autore sarà ascoltato? E con quale attenzione?

VonDatty inizia il suo ultimo disco con un recitato di Lucio Leoni che si interroga su questo punto.

E trova la risposta nella necessità dell’artista di esprimersi nella forma che meglio sa usare: buttare fuori nelle canzoni le sue ansie e ossessioni o, come dice l’autore, “mettere fuori panni di una vita vissuta a metà”, come in una sorta di psicanalisi, un po’ cara (perché produrre dischi ha un costo ragguardevole) e senza neanche il sostegno dello psicanalista. Ma si sa, l’urgenza va oltre ogni calcolo e ci si sottomette senza razionalizzare troppo.

Roberto Datti in arte VonDatty, per gli amici il Barone, si presenta così per la quarta uscita discografica ”Nemico Pubblico”, un album ambizioso co-prodotto insieme a Pierfrancesco Aliotta e che mette in campo diverse collaborazioni, riunendo amici e ospiti tra i quali Roberto Dell’Era in arte Dellera (Afterhours, The Winstons), Giorgio Baldi (chitarrista e produttore di Max Gazzè), il suddetto Lucio Leoni, Lara Martelli e Dj Myke. Ottimo il lavoro della Vertigo Orchestra, la band che segue VonDatty anche nelle scelte dei ricercati arrangiamenti ispirati alle colonne sonore anni settanta e all’alternative rock anni '90, in cui vicino agli strumenti tradizionali compaiono archi, mellotron, sax e trombe.

Le ossessioni dell’autore e quelle dei tormentati personaggi delle sue canzoni si legano alla perfezione con le atmosfere noir e alla grana cinematografica di tutto l’album.

“Canterò quello che resta di me fino a strapparmi via le viscere / saprò farmi del male da me”: così recita “Gli aspetti generali” per entrare subito nel tema dell’album con un alt-rock gommoso alla Mercury Rev e un gran finale carico di sax e mellotron.

“Spleen” cambia subito registro musicale, arriva la chitarra funk di Giorgio Baldi a macinare riff da “polizziottesco” per sostenere le inquietudini degli anni famelici che il Barone si sente addosso.

“Attimi che si nutrono di pensieri, ansie improvvise”: l’inquietudine regna sovrana anche nelle atmosfere scure come la pece di “Maledetti giorni”, con archi sintetici in primo piano e un azzeccato ritornello liberatorio affidato alla voce di Dellera.

Passando da “Latte”, che sembra pop ma ha il gusto amaro delle occasioni perdute, ecco “Hanno bendato il mio cuore”, il pezzo più tarantiniano del mazzo, un tango tremolante, un gorgo passionale a due voci con Lara Martelli, che brinda alla vita anche se “l’amore è narciso e violento, un viaggio senza ritorno all’inferno”.

In “Nervi”, accompagnato da una chitarra affilatissima, va in scena il teatro delle crudeltà. Una carrellata di personaggi poco rassicurante e un finale malatissimo carico di feedback.

“Due animali feroci” è il brano più diretto dell’opera. Un blues bollente alla Joe Cocker per due amanti pronti “a ritrovare l’istinto che si addice alla specie”, poi il noir all’epoca dei social, ”Spy story”, una misteriosa cronaca di voyerismi tecnologici avvolta nei cori crimsoniani del mellotron.

Più nero del nero, “Nemico pubblico” è quasi un monologo, “uno sfrigolamento di voce interiore” con tanto di digressione glam rock per poi ripiombare nelle tenebre.

Per chiudere, sui titoli di coda, “Maledetti giorni (DJ Myke Remix)”, una pulsante versione electro ancora più scura e soffocante dell’originale. Potrebbe essere un’anticipazione dei prossimi progetti artistici di VonDatty?

Alla fine dell’ascolto si nota come la voce di VonDatty sia a suo agio con tutti diversi registri musicali (dal blues al rock, dal recitato alla Massimo Volume fino anche all'hip hop), e come “Nemico Pubblico” sia un’opera di spessore, ricca di contenuti, con testi non sempre diretti, spesso da decifrare, ma più funzionali al mood, piuttosto che a una narrazione vera e propria.

Come ascoltatore non posso che apprezzare… certo non vorrei essere al posto del suo psicanalista. (Lorenzo Montefreddo)