KAROLINE WALLACE "Stiklinger"
(2021 )
L'anno nuovo inizia bene. Ascolto la prima traccia di questo lavoro e subito mi chiedo: "ma quanto è pazza la Wallace?"... e mi piace tanto. Sembra il solito impro jazz, ma poi ci aggiungi la sua voce e sembra tutto fatto, usando il gergo tecnico, ad minchiam. La voce di Karoline è sparata da tutte le parti. E' assonante, una metà ottava sopra, o sotto, e poi stona leggermente, ma ci sta un gran bene. Intanto piano, sassofono, clarinetto e batteria vanno per i fatti loro, ma seguendo una qualche logica subdola, infatti il tutto stona egregiamente. Il piano preparato di Thibault Gomez, nelle prime tracce, ci fa comprendere il motivo per cui il pianoforte è considerato uno strumento a percussione. ''Tri Loopar'', la seconda traccia, è la mia prerita. Nonsense puro, una libertà che non trovi certamente nella maggiore parte delle composizioni moderne. E sempre la voce della Wallace che c'è ma non rompe le scatole. In questo brano viene usata come una piccola percussione infantile. Inoltre, nella maggiore parte delle tracce, ci sono delle registrazioni, sbobinate da Kristian Tangvik, prese dal diario di viaggio in Asia del 1986 dei suoi genitori. Tanto per non farci mancare niente. Una Lonely Planet sonora, ma senza troppi fronzoli. (Matteo Preabianca)