recensioni dischi
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DAIMON D.  "The eye of the storm"
   (2021 )

L’anima di questa band romana si trova per buona parte negli USA, dalle parti di Seattle. È colei che genera e distingue il loro stile, un hard rock chitarristico di forte impatto, duro come i disagi narrati dai ragazzi, che finirono per dare i natali a band come Soungarden o Mudhoney. Una rabbia spontanea, che seppe generare un rock grezzo (il Seattle sound), spesso malato; musica come un urlo che voleva disturbare, alzandosi da città come Seattle, appunto. Canzoni nate per essere uno sputo sopra le contraddizioni del “sogno americano”, che ancora ruota attorno al potere, traguardo di una perfida scalata di uomini che gareggiano con l’illusione ed il vanto di farsi da sé, diventando ipocrite identità color dollaro. Che senso potrebbe avere, quindi una musica così radicata oltre oceano per una band romana? Probabilmente, potrebbe essere nascosto tra i paradossi e le ipocrisie che comunque, dagli USA, rimbalzano anche qui da noi. Ecco quindi tradotte in musica emozioni, a tratti anche forti, di una generazione che si sente maledetta, inadeguata. Di conseguenza, i cinque ragazzi dei Daimon D. sono accorti nel dispensare giuste dosi di energia ed elettricità, alternate comunque a momenti di inebriante malinconia. Un Caterpillar inarrestabile combinato da una sezione ritmica d’impatto, che funge da motore e da una coppia di chitarristi in perfetta sintonia... distorta, satura, che fanno da benna a questa macchina killer. Chi la guida è Axel, frontman con una voce particolare, che ricorda vagamente il Billy Corgan delle origini, quello meno melodico e più incazzato. Non mancano comunque i momenti melodici come in “The Page”, dove una chitarra langue grazie ad un graziato slide, a supporto di un pezzo sognante ed onirico. Al di là delle tematiche, che comunque generano opportunamente energie contrapposte, questi sono brani che coinvolgono. Fin dal primo ascolto il piede batte il tempo e vorrebbe che tutto il corpo lo seguisse in un ballo frenetico, stimolandolo a liberare ciò che è prigioniero dentro. E se riusciremo a pensare ad un periodo post covid, un live con i Daimon D. sarà sicuramente un gran divertimento! (Mauro Furlan)