recensioni dischi
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LE GRAND SBAM  "Furvent"
   (2021 )

Le Grand Sbam è un collettivo francese che si autodefinisce “bastard music ensemble”, composto da otto elementi. La band aveva debuttato nel 2019 con “Vaisseau Monde”, un album folle che enfatizzava ostinatamente la propria vocazione sperimentale, caricandosi di forti significati anticommerciali, e che sarebbe diventato l’apripista ufficiale di “Furvent”, il primo vero e proprio full length dell’ottetto. Pubblicato nell’ultimo scorcio di 2020, l’album esaspera le soluzioni e le idee già abbozzate nel lavoro precedente, sfuggendo a qualsivoglia classificazione. I brani sono undici, per circa un’ora di durata, occupata per quasi un terzo dall’opener “La Trace”, segnata da un pianoforte acidissimo, da percussioni che corrono a velocità sostenutissime, fra cori, ricami jazz e inserti elettronici: l’effetto è difficilmente riassumibile con un’etichetta di genere, ma scivola nella psichedelia più pura. I cori e il piano rappresentano l’anima della successiva “Nephèsh”, prima di una lunga serie di brani che incarnano alla perfezione la follia creativa dell’ottetto transalpino e che meriterebbero trattazioni ad hoc. Dal jazz d’avanguardia, sempre che si possa definire tale, di “Yi Yin Tchen (Le Tonnerre)”, fino alle martellanti allucinazioni collettive di “Yi Yin I Ken (La Montagne)”, Le Grand Sbam passa attraverso il math rock di “Yi Yin K’ouen (La Terre)” e la teatralità di “Yi Yin I K’ien (Le Ciel)”, senza concedere un attimo di respiro all’ascoltatore. Arriva in chiusura il passaggio più morbido e easy listening del lotto (“Choon Choon”), ma Le Grand Sbam è più simile a tutto ciò che accade prima. “Furvent” è un lavoro che difficilmente potrà dar luogo a giudizi moderati: verosimilmente, per gli ascoltatori, il rapporto si risolverà nel solco di una dicotomia amore-odio, forse addirittura in base ai singoli brani. (Piergiuseppe Lippolis)