IL PRETESTO "Distratta-mente"
(2021 )
Durante una partita di calcio, quante volte diamo per spacciata una squadra alla quale viene espulso un giocatore ed invece, talvolta, s’innesta un grande spirito di reazione che la porta a giocare meglio e, addirittura, a vincere? Mi sembra che, alla formazione capitolina de Il Pretesto, sia successa una cosa simile. Partiti in quattro (una decina d’anni fa) subiscono, in piena registrazione di questo debut-album “Distratta-mente”, l’uscita del guitarist Dario Poligoni, però i due fratelli Raffaele e Stefano Doronzo più Alessio Luigi Dastoli sono tipi tosti che, paradossalmente, trovano nella suddetta perdita, nuova spinta per rimodellare il progetto, scodellando un settebello d’indiscussa energia stilosa, tra pop, alt-rock e strisciate funky. Firmano, con griffe funky l’opener “Fiori di fenice”, sorretta da inserti di spoken-word e pausa estraniante, anticipando l’iniziale mood del singolo “Gente distratta” che sa, comunque, affondare un’efficace lama ritmica con decisionismo cosmico e una messaggistica che “Condanna” senza edulcorare una realtà assopita e consegnata allo sciatto pragmatismo, alla prepotenza gratuita, alle speranze disattese, al degrado imperante. Sempre pronti a far fuoco con una “Magnum” testuale ed intrisa di gorghi alt-rock con rotazioni funk, il combo romano vessa, però, con garbo passionale, per non inciampare nel patetico e nella facile invettiva, e quando subentra l’indie-pop di “Vorrei cambiare canale alla tua voce” si prende coscienza della loro ampiezza stilistica, che esige di non essere recintata in alcun clichè di genere. Dopo la mantrica deposizione di “Novembre”, compare una “Eclissi” che tale non è, in quanto i Nostri sanno spazzare via nuvole ed ombre con fervore narrativo e palpabile lealtà. “Distratta-mente” vuole quindi essere un focus sull’attuale caos che declina il mondo allo scoramento ed alla mediocrità ma, se la band lo avesse denunciato con il sound incendiario degli esordi, si sarebbe trattato della solita formazione punk-rock che sbraita e basta, mentre, stemperando il sound e volturando nell’idioma nazionale, ora i Nostri saranno certi che la loro visione panoramica sui tempi che corrono, centrerà il bersaglio della comprensione in modo esauriente, tralasciando uno stile prosaico, appannaggio di uno più allegorico e descrittivo. La bella musica non s’inventa dal nulla: ci vuole… Il Pretesto giusto. (Max Casali)