recensioni dischi
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CHIARA PASTO'  "The other girl"
   (2021 )

Una piacevole sorpresa questa giovanissima cantante, autrice e musicista vicentina che ha deciso di bypassare qualunque talent (come invece fanno ormai quasi tutti i suoi coetanei) per dedicarsi allo studio del canto, violino e pianoforte. E questo si sente fin dalle prime note, perché Chiara, ancora nemmeno diplomata al Conservatorio, ha idee personali e originali. Certamente ha anche avuto la fortuna di incontrare Marco Lincetto, produttore con oltre trent’anni di esperienza, e tanti artisti lanciati dal suo lavoro e dal suo intuito. Ma Lincetto ha solo aiutato la giovane artista a “coordinare” e indirizzare le sue idee e il suo talento. Dodici le tracks del disco, in cui Chiara spazia tra vari generi e tra tante ispirazioni, dai suoi artisti preferiti che vanno da Joni Mitchell a Stevie Wonder, da Fred Bongusto a Luigi Tenco, da Ornella Vanoni a Dee Dee Bridgewater. Un paio di cover e tanti brani originali: tra le prime una sua versione del classico “Cry me a river”, con un’arrangiamento orchestrale che nulla ha da invidiare alle versioni dei grandi del jazz americano; o ancora “Lontano lontano” di Tenco, per chi scrive una canzone “intoccabile”, ma di cui Chiara fa una versione personale e bellissima, con tutta la prima strofa a cappella e poi un arrangiamento in 3/4 accompagnato dall’orchestra. Molti archi in quasi tutti i pezzi, alcuni dei quali molto riusciti, altri meno. Tra i primi l’iniziale “Dove sei”, delicata ballata jazzy, la swingante “Se crederci” (con la partecipazione dei grandi Baraonna, straordinario gruppo vocale che può essere definito il Quartetto Cetra dei nostri giorni, che arricchiscono l’arrangiamento della canzone valorizzandola ulteriormente). E ancora la gradevolissima title track, un bel pezzo black tra soul e funky, e la latineggiante “Bellezza no”. Ma la protagonista assoluta del disco è la voce di Chiara, cristallina (un po’ “alla Arisa” quando canta in italiano), potente, espressiva, tecnicamente perfetta e a suo agio sia in inglese che nel nostro idioma. Difficile a vent’anni avere un controllo totale delle proprie capacità vocali se non con tanto studio ed esperienza live sul palco. Un bellissimo disco per un’artista completa che tutti i giovani cantanti dovrebbero prendere da esempio. (Francesco Arcudi)