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BACON'S CHAOS  "Macula"
   (2021 )

Il secondo EP dei Bacon’s Chaos, Macula, band di qualità ed energia formata da Luca Zeni, Vittorio Villani e il “neo-acquisto” Andrea Rivadossi, nel gruppo dal 2019, è un’espressione originale e convincente di un rock italiano metallico, melodico e acido, che sa essere sincero, puntuale e coinvolgente. Contenente quattro tracce studio e una live, Macula cerca di attraversare le più diverse e originali varianti del rock nostrano.

Tempeste di chitarre, basso e batteria trapanano l’atmosfera e immergono in un sound totalizzante e globale: così Macula colpisce e appassiona nella sua semplicità senza troppe pretese o ambizioni. I Bacon’s Chaos si divertono, ci sanno fare e sanno come muoversi, ma non pretendono di aprire nuove strade; il loro scopo, anzi, sembra quello di riportare il rock classico in prima pagina in un periodo in cui il rock pare aver perso la sua centralità, trauma che, per la verità, si era concretizzato nel passaggio da un secolo all’altro, con l’alienazione radioheadiana post-OK Computer di Kid A (2000), dall’ultimo (unico!) lavoro di qualità dei Primal Scream, con la morte già da tempo metabolizzata dell’ultimo grande punk rocker (Kurt Cobain), con gli ultimi strascichi poco convincenti degli Smashing Pumpinks. A risorgere allora, invece, sarebbe stata un’altra linea, rappresentata, ad esempio, dal rock folk degli Wilco, che tra fine ‘90s e inizio ‘00s diedero alle stampe le loro opere migliori.

I Bacon’s Chaos sembrano voler riportare le lancette un po’ indietro. Fulmini ‘90s, speranze, illusioni, scariche elettriche di rabbia e passione. Così “Oltre” ci irradia di luce, vibrante e graffiante com’è nella sua spregiudicatezza. “Suoni”, dalla sua, sembra librarsi a metri dal terreno, volteggiare e colpire quando meno ce lo aspettiamo. “Nere Cornici”, cupa e gravida di presagi inquietanti, si muove come un serpente, strisciando e sibilando all’interno di un arrangiamento perfetto e di una connessione precisa tra gli strumenti e la voce.

Le radiazioni chitarristiche pervadono ovunque ciascuno dei brani. La voce si insinua, un po’ roca e arrabbiata, in quelle curve del suono un po’ sghembe, esplosive. “Sorteggio” è il pezzo rock più diretto, una scossa di grida e di ritmo che sembra davvero provenire dai ‘90s all’indomani dell’affermazione del grunge e della riscoperta di quel rock un po’ duro e lacerante. Anche il brano live, “Blues di Lazzaro”, registrato a Torino, concorre al perfetto equilibrio del disco, mai troppo sbilanciato verso un tipo di rock o un altro, continuamente in bilico tra tantissimi approcci e stili diversi. Macula è ispirato, sincero, ed è un ottimo biglietto da visita. (Samuele Conficoni)