JOE SHAMANO "Electro trip"
(2020 )
Questo mini album inizia con uno strumentale elettroacustico, ‘Karaharaprya’, i cui suoni portano con la mente in India, magari in meditazione, mentre queste musiche accompagnano dei mantra. È diventato così una specie di introduzione, stilisticamente collocabile alla fine degli anni ‘60, quando cioè il fascino per certe filosofie intaccarono gli artisti di allora, chi per crisi mistica, chi per moda. Di fatto, questa tendenza permise comunque la creazione di musiche contaminate di altissimo profilo artistico. Nei brani successivi, emergono le notevoli capacità espressive di Shamano, che sa tingere la voce di piacevolissime tonalità psichedeliche, anche se ad un primo impatto potrebbe ricordare Jim Kerr dei Simple Minds. Un riferimento che affascina non poco perché, in un altra epoca, un brano come ‘Light Of The Sun’, così condito da un pizzico di new wave, sarebbe stato perfetto come opera “ponte” tra i due decenni ’70 ed ‘80, anche se oggi rimarrebbe comunque racchiuso dentro il contenitore classic rock. Andando avanti con l’ascolto, il rock rimane addolcito da ritmi poco nervosi, ma le indovinate melodie che emergono da chitarre slide che si sovrappongono alle acustiche, fanno di ‘Feel The Spirit’ una canzone intrisa di quella psichedelia tipicamente inglese che i Kula Shaker hanno riscoperto sul finire degli anni ’90. Ed a proposito di rock psichedelico, isolerei ‘Instrumental Trip’ per nominarlo come momento migliore del mini album. Suoni indovinati, echi e ritmiche ossessive che riportano ai Pink Floyd di Syd Barrett ed all’immagine della sua Telecaster con gli specchi. Ancora la band del Diamante Pazzo dietro ‘Home’, malinconica e vagamente blues, perché è giustamente un blues che riporta a casa dopo un viaggio... spazio temporale. In breve, ‘Electro Trip’ è un EP che meritava un tragitto più lungo. Resta comunque un magnifico momento di musica d’altri tempi ma appoggiata su basi moderne e convincenti. (Mauro Furlan)