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BRUNO CARUSO  "ASSSolutamente"
   (2020 )

L’album d’esordio di Bruno Caruso si chiama “ASSSolutamente” e mostra le sue carte: un rock melodico semplice e diretto, affine a quello di Ligabue, ma con una voce che sfrutta più spesso il falsetto. Come nel brano catchy “Aria”, dove l’autore cerca spazio, ossigeno e libertà. Il suono graffia a volte poco, a volte di più, come nel riff di “Con un brivido”, con un bisogno di sentimenti intensi: “Solamente adesso ci sei nel mio piccolo oceano, non vorresti restare ma poi ti trattengo con un brivido”. Alcuni testi (pochi) a volte scivolano in un generico, che per la comprensibile voglia d’essere “per tutti”, perdono un po’ di focus. Ad esempio, “Bisognerà” ripete con convinzione: “Bisognerà darsi da fare, ma senza inutili perché”. Ma fare che cosa? Oppure “Qualcosa da dire”, una rivendicazione del proprio spazio d’espressione: “Quello che viene detto con il cuore, nessuna frase potrà mai cambiare (…) perché anch'io avrei qualcosa da dire dall'alba all'imbrunire (…) affannarsi per piacere a tutti è una fatica che non paga mai (…) non deve sempre finire che giri le spalle e vai via di qua”. Sono sentimenti di esclusione che più o meno tutti proviamo almeno una volta, ma espressi così, a loro volta escludono l’ascoltatore dall’immedesimazione: restano un po’ uno sfogo personale. Anche “Domani” è una forma di resistenza, uno sguardo ostinato al futuro che però non si chiarisce bene: “Ma domani lo farò lo stesso, ma preferisco esser certo che ci sto”. Si alza un po’ la forza, pur restando nell’ammiccante, con “M’abituerò”, che racconta di un padre che deve accettare il normale, ma sempre traumatico, distacco del figlio: “E cercherò, lontano da ogni sguardo, qualcosa che ancora ho di scorta nello stomaco, portandomi la mia tracolla piena di cose fatte per metà, e le altre che non trovo più”. Da notare la melodia del ritornello, che alterna qua e là falsetto e voce piena. A mano a mano che le canzoni scorrono, dall’ottimismo forzato di “Bisognerà” si passa a un amaro realismo. Sarà un caso, ma con l’aumentare dell’amarezza, aumenta anche la credibilità dei testi: forse è la sincerità che trapela e trascende le chitarre elettriche. Ed ecco infatti la rabbiosa “Davvero… (lo sanno tutti)”, il brano forse più ligabuesco dell’album (tanto che a Bruno gli viene da ingrossare la voce), a farti sbattere contro quel muro di gomma dei falsi sorrisi di chi, in realtà, col cavolo che ti aiuterebbe: “Tutti lo sanno che nel mondo siamo in tanti, ed ognuno conta quanto conti tu, ma comunque sempre meglio andare avanti e non pensare se a me tolgono di più. Però nessuno che davvero dia una mano, sentirsi dire ‘tanto tu ce la farai’ e che qualcuno in fondo aveva un altro piano, ma non sa che forse lo sconvolgerai. Tutto lo sanno ma nessuno che dice com'è davvero”. Come esprimere una sensazione precisa e pienamente condivisa! “Rispetto a prima” forse parlava d’altro, di battaglie personali, ma dato quel che stiamo tutti vivendo in questo dannato 2020, la canzone forse involontariamente assume un senso corale: “Niente è più uguale rispetto a prima, niente vale più di quel che ho. Niente sarà mai la stessa cosa”. Parole sostenute da un bel crescendo rock. “Metamorfosi” è una parentesi più dark, dove un cambiamento interiore corrisponde a una trasformazione fisica, almeno come impressione psicologica: “Piano piano rivedi te, allo specchio che hai dietro la schiena”. L’assolo di chitarra si distingue rispetto agli altri del disco, per una maggiore distorsione e più bending hard. Infine “Assolutamente” invece è un 6/8 per chitarra acustica, che dà voce ad un ex bambino, privato del proprio spazio di crescita, schiacciato dal disagio di un padre violento contro la madre. Il senso di colpa, di inutilità nel non poter fermarlo, viene esteso e visto anche nelle persone accanto: “(…) Mentre l'abitudine, che mi spinge a correre nella solitudine della gente attorno a me, presa poi dal panico nel sentirsi inutile. E mi vedo rincorrermi con l'affanno che mi fa tremare (…) Assolutamente vorrei riuscire a prendermi il tempo che serve a me”. L’incedere del brano è intenso e valorizza la forza dell’argomento. La musica di Caruso è efficace laddove affronta il dolore e le difficoltà, con una schiettezza e umanità che riscalda e dà forza. (Gilberto Ongaro)