SASHA TORRISI "Itaca"
(2020 )
Credo che la pienezza di un artista la si possa cogliere nella globalità delle sue visioni creative e nel non adagiarsi mai sugli allori ed allargare, cosi, la concettualità creativa su altri lidi. Percorso, questo, abbracciato dall'ex singer dei Timoria Sasha Torrisi che, nell’arco del settennio 1997-2004, ottenne notevoli consensi con live di folle oceaniche, partecipazione al Festival di Sanremo e nel gremito progetto dei Rezophonic, tra l’altro per fini benefici ed umanitari. Quindi, tutto sembrava presagire il personale appagamento definitivo quando, invece, Sasha scelse di incamminarsi nel lodevole percorso pittorico di New Pop Art senza, però, accantonare mai la musica. Infatti, appena un biennio dopo l’uscita dai Timoria, concretizzò nel primo e.p. solista “Un nuovo me” la parallela ricerca sonora che aveva intrapreso, ed oggi (a distanza di 11 anni) torna con l’interessante cinquina di “Itaca”, miscelando pop-rock, grunge, britpop e cantautorato. Lancia il treno del singolo “La mia prigione” con binari Brit-pop, graffiati nelle retrovie da chitarre pulsanti che battono con cuore catchy, mentre la fruibile “Senza rimpianto” dimostra come Sasha sappia coniugare energia e melodia senza volgarizzare mai l’intero apparato esecutivo. Un filo nostalgico di rumore vinilico capeggia in apertura di “Nonostante te”, per poi cullarci in intensa ponderazione cantautorale, ricorrendo a centrati accordi di dolcezza acustica, similarmente a “Non ti accontenti mai” ma, stavolta, strizzando l’occhio alle ballad in stile Stereophones. Il viaggio si completa con la dinamica titletrack che non solo fa battere il piedino, ma concede anche respiri d’ampiezza squisitamente rock che ben idealizzano la ricerca forsennata dell’uomo per risolvere le sue enigmatiche pulsioni. Insomma, con “Itaca” non ci si deve limitare al considerarlo un mero lavoro di musica, ma va abbracciato nella sua globalità progettuale, poiché dalla cover-art al progetto grafico e alle illustrazioni, tutto è concatenato nelle pregiate interazioni collaborative con Diego Feltrin, Martina Salvador (SalMa), Alessandra Carloni ed Elisabetta Bacchin che delineano, oltremodo, intrecci di pittura, fotografia e poesia. Un disco di grande attrattiva artistica che suggerisce, non poco, a stimolare discese nell’imo introspettivo: ossia in quelle profondità nelle quali risiedono le più illuminanti risposte esistenziali che Sasha Torrisi ha esposto brillantemente nell’omerico viaggio di “Itaca”. Basta volerlo. (Max Casali)