recensioni dischi
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MAI COL GERMANI  "Malfidato"
   (2020 )

Il progetto Mai Col Germani nasce da un’idea del leader Michele Germani, e già il nome ci anticipa tanto sul contenuto della loro proposta musicale.

Ironia, leggerezza, freschezza, le doti che spiccano nel lavoro della band, ma anche la voglia di raccontarci qualcosa delle loro vite, degli amori, delle fatiche, delle ansie e del loro status di giovani a Tivoli, alle porte di Roma.

In “Malfidato”, già la loro seconda uscita, il già citato Michele Germani (voce), Davide Di Marco (chitarra), Mauro Cuomo (tastiere), Federico Rocchi (basso) e Nicolò Angelini (batteria) dimostrano di saper scrivere canzoni orecchiabili e dirette.

I riferimenti musicali rimandano alla tradizione cantautorale pop italiana, con aggiunta di qualche ingrediente che strizza l’occhio all’universo radiofonico e con arrangiamenti belli carichi che sembrano fatti apposta per far alzare il volume.

Insomma, pop rock cantautorale con un occhio ai testi, più tanta voglia di far ballare e coinvolgere gli ascoltatori (loro spereranno in folle di ragazzine idolatranti), una formula che ricorda un po' i Pinguini Tattici Nucleari, tra gli altri.

Per cui si passa dal riempipiazza punk pop alla tiburtina di “Dove sei andata”, allo stornello cantautorale di ”Malfidato”, fino alle reminiscenze 883 nell'incalzante ritornello di “Singolo” e nei tastieroni da luna park di ”Rossa”, ed alle spruzzate di Rino Gaetano su andamento reggae di “Tra fragole e grano” fino alle filastrocche saltellanti alla Daniele Silvestre di “Maledetta città”.

Non mancano i momenti introspettivi come “Franco”, la parabola dell’uomo qualunque “che faceva l’amore con i calzini”, o il dramma della separazione di “Distante”, o ancora la levata di scudi contro la musica commerciale in “Vorrei morire”.

Rock, reggae, ska, svisate heavy, tanti momenti-accendino e tantissimo pop, le frecce nell’arco dei Mai Col Germani sono tante e danno l’idea di dare il meglio on stage.

Ogni brano centra sempre il bersaglio con ritornelli immediati fin dal primo ascolto e strutture semplici ma azzeccate, e se l’obiettivo è un pubblico giovane “entry level”, il prodotto potrebbe anche funzionare con tutte le incognite che il mercato sottintende.

Se invece la voglia di comunicare vuole sradicare i confini generazionali, allora ci sarebbe da sviluppare un discorso più originale e maturo, le qualità ci sono tutte. (Lorenzo Montefreddo)