recensioni dischi
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CULTURE CLUB  "Waking up with the house on fire"
   (1984 )

La gatta frettolosa fece i gattini ciechi. Vai te a trovare un momento per incidere un disco, quando nemmeno c’è il tempo per farsi una doccia. I Culture Club avevano passato 2 anni con sempre almeno un singolo in classifica, avevano girato il mondo in lungo e in largo, e un motivo di interesse i media lo trovavano sempre: se non era un singolo, era una pettinatura, l’allungamento di una trecciolina, un nuovo copricapo. “Mi ha messo incinta”, disse una fan. “Deve essere stato lo Spirito Santo”, avrebbe risposto George anni dopo, quando non avrebbe più avuto motivo di nascondere i propri gusti sessuali. All’epoca, poteva solo glissare in un “mi va bene tutto”. La gente, però voleva anche canzoni. E il pozzo dei miracoli, però, sembrava in esaurimento: lo provò questo terzo album, sgonfio e privo di quel mix di allegria e calore che aveva fatto il successo dei CC. Raggiunte le vette della classifica con “The war song”, stavolta la parabola del disco terminò al primo singolo, con successive autocritiche di Boy George sulla troppa fretta e su un disco nel quale la sua voce proprio non ne voleva sapere di uscire bella e felice come nelle precedenti uscite. Di solo parrucchiere non si vive: ci sarebbe stata una “Love is love”, dal non storico film “Electric dreams”, a far vivacchiare il nome nelle classifiche, ma l’interesse dei media pareva essere girato. Una curiosità, infine: autunno 1984, prime 3 posizioni della classifica inglese: U2, George Michael, Culture Club. Autunno 1998, prime 3 posizioni, gli stessi personaggi. (Enrico Faggiano)